Sono serviti 1,2 milioni di blocchetti per realizzare l’imponente installazione con cui l’artista e attivista cinese Ai Weiwei espugna la fortezza di Alcatraz per parlare di libertà, libertà di espressione e diritti violati. Il messaggio è affidato ad una maxi-installazione, che interessa le superfici dell’ospedale, della mensa, della lavanderia e delle celle del Blocco A dell’ex penitenziario di massima sicurezza composta, da 176 ritratti di prigionieri ed esuli politici fatti di Lego.
L’artista, a sua volta detenuto nel 2011 e tuttora soggetto ad un regime di restrizioni, costruisce un pantheon di personalità che come lui hanno subito condanne e persecuzioni.
Nelson Mandela, Edward Snowden, Shin Suk-ja e molti altri dissidenti (tranne lui) varcano così virtualmente l’ingresso del suggestivo carcere, per la prima volta messo al servizio di un progetto artistico. “L’idea che persone che si battono per la libertà abbiano perso la loro libertà è più che un paradosso” ha dichiarato Ai Weiwei.
E paradossali sono il titolo della mostra che si chiama @Large, “a piede libero” in inglese, e i vincoli con cui è stata allestita a “distanza”. L’artista in libertà condizionata, non può lasciare la Cina, e ha pertanto lavorato con la gallerista californiana Cheryl Haines. Alle ricerche ha collaborato Amnesty International, e cento volontari hanno assemblato le costruzioni di Lego. Costo dell’intervento che aprirà al pubblico dal 27 settembre al 26 aprile 2015: 3,5 milioni di dollari.