Una sepoltura anomala con l’inumato prono è stata scoperta durante gli scavi di S. Calogero a Albenga, sulla Riviera ligure, curati dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana con l’università di Aix-Marseille e il contributo della Fondazione Lamboglia. Lo scheletro apparteneva ad una ragazzina tredicenne già soprannominata “la giovane strega di Albenga” e presentava forti tracce di anemia riscontrate sul cranio causata o da una malnutrizione nei primi anni di vita o da una derivazione genetica. Ulteriori indagini permetteranno di dare una datazione più precisa. Dal punto di vista stratigrafico la tomba appare successiva all’installazione del primo sepolcreto cristiano di VI secolo, ed è sicuramente precedente al pavimento del 1300 che la copriva. Significativa appare la profondità della fossa, decisamente più elevata rispetto alle pur precedenti tombe tardoantiche.
“Generalmente si ritiene che tali sepolture con il corpo rivolto verso il terreno vadano considerate come un gesto di autodifesa che la comunità dei viventi attua per impedire il ritorno in vita di una persona vista come negativa. Tale sorte veniva riservata ai suicidi, agli assassini, ma anche agli assassinati nel timore che tornassero a vendicarsi, così come alle streghe, nell’intento di evitare che lo spirito potesse fuoriuscire dal sepolcro per partecipare ai Sabba. – spiega la dottoressa Elena Dellù, responsabile dello scavo – La forte anemia riscontrata potrebbe averle inoltre procurato svenimenti o crisi epilettiche che, male interpretate, avrebbero potuto assumere l’aspetto di vere e proprie sindromi di possessione demoniaca. Andrà tuttavia spiegato come mai, proprio questa, si trovi a contatto con la facciata della chiesa, un ambito tra i più ricercati come luogo di sepoltura”.