Un artista pieno di ardore, con una storia incredibile. Ha attraversato mondi ed esperienze diverse tra loro e di tutto ciò ha fatto un’opera d’arte in continuo divenire. Aveva compiuto 87 anni due mesi fa, ma la sua salute era vacillante e a causa di alcune complicazioni era stato trasferito nel centro medico Jeanne Garnier, nella città di Parigi dove risiedeva da tempo. Lo scrittore e drammaturgo cubano José Triana, scrittore e drammaturgo, è morto in nell’ospedale del capoluogo francese il 4 marzo scorso. Viveva da esule nella ville lumière da 38 anni dopo essere stato un rivoluzionario della prima ora con Fidel Castro e aver scritto testi apprezzati dal regime per oltre un decennio. Nato a L’Avana il 4 gennaio 1931, influenzato dal teatro europeo d’avanguardia e da autori come Jean Genet e Jean Giraudoux, Triana si rivelò con Medea en el espejo (1960) e “La muerte del Neque” (1963), testi ispirati al teatro della crudeltà nei quali ha trasposto nell’ambiente proletario cubano le figure della tragedia classica. Il suo testo più conosciuto e simbolico è La notte degli asini (1966), dramma che fece scalpore per l’abbondante violenza, nel quale tre adolescenti compiono una sorta di rito liberatorio e iniziatico assassinando i loro genitori. (continua dopo la foto)
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Dopo una breve permanenza a Miami e New York, Triana e la sua famiglia si stabilirono a Madrid nel 1955. È lì dove muove i suoi primi passi nel mondo del teatro: recita nello spettacolo Los servos, diretto da Aitor de Goiricelaya e José Moraleda, scrisse il suo primo lavoro Il maggiore generale parlerà di Teogonia e pubblicò le sue prime poesie sulla rivista Ciclón. Dopo il trionfo della rivoluzione cubana nel gennaio 1959, Triana e la sua famiglia ritornano sull’isola e lo scrittore “è imposto come uno dei rappresentanti emergenti della modernità teatrale cubana”, secondo la Biblioteca virtuale Miguel de Cervantes. Ma dal 1969 inizia il malcontento di Triana con la rivoluzione, così nel 1980 andò in esilio in Francia con sua moglie, Chantal Dumaine. (continua dopo le foto)
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“Ero sempre scettico, sin dall’inizio”, ha detto Triana in un’intervista al Nuevo Herald del 2012. “Avevo vissuto in Spagna e sapevo, dopo aver sperimentato il regime di Franco, che vivevo la stessa immagine, così ho detto a mio padre, ‘Papà, siamo caduti nel franchismo, questa non è affatto rivoluzione, né trasformazione della società, questa è la riaffermazione di qualcosa chiamato militarismo, questo è un gioco militare, non è un gioco repubblicano, non ha nulla di democratico’. Mio padre mi ha insultato, era frenetico contro di me”. È sopravvissuto alla moglie Chantal Dumaine e alle sue due sorelle: Gladys, un’artista che viveva a New York, e Lyda, che viveva a Madrid.
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