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“Come potevo immaginarlo”. WhatsApp, usa la emoticon più diffusa e per lui non finisce bene

L’emoticon che potrebbe mettervi nei guai

L’emoticon che potrebbe mettervi nei guai. Proprio così, avete capito bene. Ce ne una in particolare che sta facendo girare la testa a milioni di persone in tutto il mondo. Il tutto dopo un fatto davvero “eccezionale”. In effetti è un caso più unico che raro quello di cui vi stiamo per raccontare. Quanti di voi hanno usato il famoso “pollicione” nel corso della propria vita social su WhatsApp? Ecco, è molto probabile che da oggi qualcuno ci penserà due volte, prima di farlo. Il motivo? Una sentenza che ha sconvolto il mondo intero. Siamo in Canada, qui un giudice ha stabilito che il pollice alzato varrà come firma.

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Avete letto bene: una firma. In questa sentenza depositata infatti, sembra esserci scritto che la famosa emoticon del pollice ha questa funziona legale. È capitato dopo che Chris Achter, un agricoltore canadese aveva risposto con il pollice in alto a un’offerta di contratto ricevuta in una chat messaggistica. Da quello che scrive anche Reuters, l’uomo, ora, dovrà pagare 61 mila dollari per non avere rispettato ciò che diceva il contratto e che lui non aveva nemmeno letto.

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L’emoticon che potrebbe mettervi nei guai


L’emoticon che potrebbe mettervi nei guai

A rendere ufficiale la faccenda, il giudice T.J. Keen, della provincia canadese di Saskatchewan. L’uomo ha quindi confermato: “La Corte riconosce che non è un modo tradizionale di firmare, ma in queste circostanze resta valido”.

Ma cosa è successo in pratica? Nel 2021, l’agricoltore Chris Achter aveva ricevuto il contratto di un’azienda che gli chiedeva di consegnare ben 87 tonnellate di cereali per il mese di novembre. Fino a qui niente di strano, se non fosse che sul messaggio c’era anche scritto: “Si prega di confermare”.

A questo punto l’uomo aveva risposto col famoso pollicione, forse per errore, forse per sbrigarsi, ancora non è chiaro. A quel punto però l’azienda richiedente ha dato per scontato che le cose fossero confermate ed è andata avanti con il lavoro. Quando l’uomo a novembre non ha consegnato le tonnellate richieste, le parti sono andate in causa e l’agricoltore ha perso clamorosamente.

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