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Tecnologia o magia? Ecco le braccia robotiche controllate dal pensiero

Ecco le protesi intelligenti controllate dal pensiero, una sorta di arto artificiale più “naturale” che mai. I ricercatori del Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory, in Colorado, hanno applicato le due braccia robotiche alle spalle amputate di Les Baugh, che aveva perso entrambi gli arti in un incidente elettrico 40 anni fa. L’uomo, fanno sapere dal laboratorio, è stato in grado di gestire il sistema pensando di muovere le sue nuove braccia, riuscendo ad eseguire una serie di attività sorprendenti dopo solo un breve periodo di formazione. Il training si è svolto per due settimane nel mese di giugno, per un progetto che puntava a valutare l’utilizzo pratico delle Mpl (Braccia potesiche modulari), sviluppate dall’istituto negli ultimi dieci anni. Prima di indossare le cyber-protesi, l’uomo ha dovuto subire un intervento chirurgico conosciuto come reinnervazione muscolare mirata, al Johns Hopkins Hospital. “Si tratta di una tecnica relativamente nuova, che ripristina i nervi che un tempo controllavano il braccio e la mano”, ha spiegato il chirurgo Albert Chi. “Con la riassegnazione dei nervi esistenti, possiamo rendere possibile a chi ha subito amputazioni dell’avambraccio di controllare le protesi semplicemente pensando all’azione che vogliono svolgere”.

 

Dopo il recupero, Baugh ha lavorato con i ricercatori del laboratorio per mettere a punto il software che gli avrebbe permesso di muovere le cyber-braccia. Il paziente è stato dotato di una sorta di sacca per il busto e le spalle che sosteneva gli arti protesici e consentiva le connessioni neurologiche. “Utilizziamo algoritmi di riconoscimento per identificare i singoli muscoli – spiega Chi – Poi prendiamo tutte le informazioni necessarie per tradurre i comandi in movimenti reali delle protesi”. Nella prima prova dopo appena 10 giorni di formazione, Les è riuscito a spostare diversi oggetti, tra cui una tazza vuota, da uno scaffale a un altro: un compito che ha richiesto la coordinazione di otto movimenti separati. Un risultato insperato anche perché per la prima volta questo sistema di controllo delle protesi con il pensiero è stato sperimentato su due braccia contemporaneamente. “Questa è la prima volta che si riesce a controllare due mani contemporaneamente”, dicono i ricercatori. Secondo Michael McLoughlin, ricercatore principale del Programma, “siamo solo all’inizio. E’ come nei primi giorni di Internet: c’è un enorme potenziale davanti a noi, abbiamo appena iniziato su questa strada. Penso che i prossimi cinque-dieci anni segneranno progressi fenomenali”. Il prossimo passo sarà quello di mandare a casa Baugh con un paio di protesi robot, per vedere come funzionano nella vita di tutti i giorni. Un giorno atteso con impazienza dall’uomo, che non vede l’ora di cimentarsi in azioni normali.

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