Entrato nella normale sfera comunicativa degli ultimi anni il messaggio vocale è stato una sorta di mini rivoluzione. Una rivoluzione che continua, figlia del cambiamento epocale iniziato con l’avvento dell’era digitale. Da quando la rete è diventata, nel 1995, un bene sempre più a disposizione delle persone gli stravolgimenti hanno investito ogni campo del sapere a cominciare proprio dalla comunicazione. Per un adolescente, ma anche non troppo adolescente, uno strumento di messaggistica istantanea è imprescindibile.
Prendiamo WhatsApp, o il meno famoso Telegram, ogni giorno sui canali di queste due app viaggiano milioni di informazioni e, probabilmente, miliardi di messaggi. Scritti, sotto forma di immagine (eccola la straordinaria modernità degli egiziani con i loro geroglifici), e vocali. Gli amati e odiati vocali.
Da cui si farebbe bene a fare a meno.
Messaggi vocali, ecco perché non andrebbero usati: è maleducato
Il motivo lo spiega The Emily Post Institute, organizzazione con sede a Burlington, nel Vermont, che dal 1922 si occupa di confezionare consulenze e consigli di buone maniere e che dà cinque buoni motivi per evitare interminabili messaggi e monologhi degni del peggior drammaturgo. Racconta il The Emily post come: “Il vocale può avere un senso solo se il tono di voce ha un significato, come per esempio un augurio di compleanno, o se la questione è assolutamente seria”. Un suo uso eccessivo potrebbe generare ansia nelle persone.
C’è una regola aurea da tenere a mente: se chi vi risponde lo fa con un testo scritto, allora è evidente che vuole spezzare questa catena infernale. Aggiungiamo, un’eccezione e un veto. Veto: se dura più di tre, quattro minuti, allora qualsiasi sia il contenuto è legittimo ignorarlo. Ci sono poi cinque regole fondamentali: mandare messaggi brevi. Se sei in dubbio tra inviare oppure no, allora non inviare.
Terzo. Le emojis sono tante, carine, simpatiche. Quarta regola. “Invitare persone a feste, matrimoni, anniversari, compleanni e altre occasioni con un jpg su un gruppo WhatsApp non è né educato né rispettoso. È solo pigro”. Ultimo: “La maggior parte delle persone si preoccupa dei tuoi pasti, delle tue battute, dei tuoi messaggi di buongiorno, dei meme sui bambini, dei video di persone che cadono o scivolano, delle tue opinioni politiche, dei tuoi figli e delle tue ultime vacanze tanto quanto tu ti preoccupi delle loro. Pensaci prima di condividerle in un gruppo WhatsApp”. In definitiva, non mandarli perché cafone.