La scienza non si ferma. In questo caso si era presa solo una pausa, di due anni, poi a Pasqua è stato riacceso l’Lhc (Large Hadron Collider), il superacceleratore del Cern di Ginevra che ha già al suo attivo la scoperta del bosone di Higgs. I due anni di intervallo sono serviti per una manutenzione della complicatissima macchina e per interventi necessari a ottenere la garanzia di poterla spingere ai limiti per i quali è stata costruita. L’obiettivo è ora quello di arrivare alla potenza di mille miliardi di elettronvolt (TeV), circa il doppio della potenza raggiunta nella prima fase di lavoro. L’obiettivo degli scienziati è ambizioso: arrivare ai limiti del cosiddetto Modello standard, ossia la teoria che spiega l’origine dell’universo. In modo particolare cercare di comprende cosa sia la materia oscura, che occupa il 25% dell’universo, e l’energia oscura che ne costituisce il 70%. “La materia oscura è stata ipotizzata per spiegare le anomalie del Modello standard, cioè il modello che spiega l’origine dell’universo. La scoperta della natura della materia oscura è il fronte più attivo sul quale punta l’Lhc”, aveva detto nei giorni scorsi lo scienziato italiano Luciano Maiani, che è stato tra i padri dell’Lhc. “Con la ripartenza di Lhc l’avventura ricomincia, ci stiamo lasciando alle spalle il bosone di Higgs e ora si apre per noi una porta su un mondo che non conosciamo”, ha affermato Ferroni. E la ricerca è di quelle che stimolano da sempre la curiosità dell’essere umano: “Confidiamo che questa nuova esplorazione possa aiutarci a gettare un po’ di luce sulle componenti oscure dell’universo, ma speriamo anche in sorprese inaspettate”.L’Universo appena nato? Senza stelle: un grande buio inghiottiva il cosmo