“Accetto che i prodotti in riparazione potrebbero essere sostituiti con prodotti ricondizionati di tipo equivalente e che le riparazioni possono essere effettuate con componenti ricondizionati”. Chi porta a riparare un prodotto della Apple ancora in garanzia magari non ci fa caso, ma prima di affidare all’assistenza il suo gioiellino firma questa clausola. Il pezzo rotto, insomma, è sostituito gratuitamente, ma con un pezzo riciclato, pardon “ricondizionato”, cioè già usato ma rimesso in sesto. “In questo modo viene violata sia la normativa italiana (codice del consumo, articolo 130) che quella europea (la 99/44/CE). Siamo nell’ambito cioè della clausola vessatoria, ma anche della pratica commerciale scorretta” denuncia Marco Pierani, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo. (continua dopo la foto)
Il caso è scoppiato con la sostituzione delle batterie degli iPhone richiamati dalla Apple perchè difettosi. “Si lede la garanzia e il consumatore è beffato – spiega oggi Pierani su Repubblica – perché la batteria ricondizionata non ha lo stesso valore della nuova, al punto che la legge le attribuisce un solo anno di garanzia, anziché due (art 134 comma 2)”. Interpellata dal quotidiano, Apple cita la garanzia del produttore “limitata di un anno”. Una “garanzia in cui sono stabiliti diritti specifici, diversi da quelli contemplati dalla legge per la tutela del consumatore”. “Peccato che la garanzia del produttore sia cosa diversa e distinta da quella biennale di conformità prevista dalla legge, per la quale risponde il venditore”, ribatte Pierani. “Una confusione che la Apple torna a ingenerare nel consumatore, a due anni dalla sanzione dell’Antitrust anche su questo punto”.
