Facebook ha dichiarato la guerra definitiva contro i profili falsi? Sembrerebbe proprio di sì Negli ultimi tempi quello che era un pressante invito sembra diventato un obbligo. “L’ultima patata bollente scrive Wired – è arrivata con la comunità delle drag queen e altri artisti statunitensi dell’universo burlesque che utilizzano soprannomi, nomi d’arte e pseudonimi per i propri profili: intorno al 10 settembre molti dei loro account – quello della drag queen Miz Cracker e una ventina di colleghe – sono stati sospesi per giorni. Esattamente per aver contravvenuto all’altalenante real name policy”. Attenti, quindi. L’obbligo di veridicità del nome sempre essere molto più vincolante del passato. Ma non mancano le polemiche. La sensazione che è si intervenga solo in situazioni eclatanti ma, in realtà, poco si riesca a fare nei confronti del mare magnum di profili falsi.
“La regola – scrive ancora Wired – non è stringente né fatta rispettare ovunque e a tutti gli utenti. Basta scorrere fra i propri “amici” per rendersene conto: la lista è piena di contatti di cui non si riesce a sapere nulla. Foto enigmatica e nome di fantasia: difficile si siano registrati con dati effettivi. Altro che sicurezza della community. Senza contare che la piattaforma di Menlo Park è una discarica di profili falsi, automatizzati, diaccount multipli e altre storture che non sarebbero consentite dalle Condizioni d’uso”. Stando ai dati rilasciati qualche mese fa in occasione dei dieci anni, la stessa Facebook ha infatti riconosciuto come una buona forchetta di utenti (tra il 4,3 e il 7,9%) usi più di un account. L’1% è espressamente dedicato a spammare le bacheche altrui e una percentuale fra lo 0,8 e il 2,1% è dedicata a società, organizzazioni ma anche ad animali domestici. Totale: fra i 67 e i 137 milioni di account non in regola. Lì dietro può nascondersi chiunque: hacker, bot, truffatori, simpaticoni in cerca di nuove amicizie, pedofili, troll di professione.