Un incontro tra uomini e alieni, per ora, è fantascienza. Ma se davvero entreremo in contatto con civiltà extraterrestri, sarà la scienza a dover trovare un modo per farci comunicare. Non sono scenari da Star Trek se la Nasa ha pubblicato l’ebook “Archaeology, Anthropology, and Interstellar Communication“, con riflessioni e interrogativi (moltissimi, senza risposta) posti da esperti di ogni campo. Incontri ravvicinati di Terzo Tipo la faceva facile, per capirsi bastava una sequenza di suoni. E sulla placca d’oro della sonda Pioneer sono raffigurati un uomo, una donna e il sistema solare. Ma se gli alieni non avessero l’udito, la vista o gli altri sensi utilizzati dagli umani? Ancora: sulla terra si parlano quasi settemila lingue, chissà nello Spazio, bisognerebbe concordare un esperanto interstellare. Senza contare, come scrive il teologo John Traphagan, che “una specie arrivata da distanze spazio temporali inconcepibili potrebbe anche capire le parole, ma avrebbe sicuramente un quadro di riferimento culturale radicalmente diverso dal nostro”. Dalle stelle alle stalle, torna alla memoria uno sketch di Corrado Guzzanti: “Oggi ho la possibilità di veicolare un numero enorme di informazioni in un microsecondo, mettiamo caso a un aborigeno dalla parte opposta del pianeta… Il problema è: Aborigeno, ma io e te, che cazzo se dovemo dì?”