“Non sappiamo se funzionerà il motore a razzo che deve spingere Philae verso la superficie mentre l’arpione si conficca nel suolo ancorandola con sicurezza. Se non si attiva, Philae potrebbe rimbalzare e andare anche perduto”. Così Paolo Ferri, direttore delle operazioni interplanetarie al centro Esoc dell’Esa a Darmstadt (Germania), spiega l’incognita principale dell’atterraggio sulla cometa del modulo staccatosi stamattina dalla sonda Rosetta. (continua dopo la foto)
Una valvola che doveva aprirsi per far passare il gas del propulsore non ha dato il segnale che ci si aspettava e lo stesso avvenuto con il sistema di riserva. “A questo punto- dice Ferri – speriamo solo che si tratti di un sensore che non funziona, il quale avrebbe dovuto dirci che tutto procedeva bene. Intanto siamo soddisfattissimi per le operazioni di distacco di Philae dalla sonda madre Rosetta avvenuto senza alcuna difficoltà, consentendo alla stessa sonda di proseguire nella sua missione intorno all’astro con la coda”.