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Insomma, Kelsey era una sorta di aliena: ‘’Mi sentivo più giudicata e credo che questo rappresenti una parte dell’idea di femminilità in America. Essere giudicate dagli altri, da noi stesse, dagli uomini su cui vogliamo fare colpo, dai più giovani, dai più anziani, dalla nostra percezione di quello che le riviste, i film, i cartelloni pubblicitari si aspettano’’, ha spiegato la donna. E ha concluso: ‘’Non ho mai voluto che le mie gambe diventassero una sorta di manifesto, ma sono diventate un messaggio privato di auto-difesa allo standard di bellezza americano, un messaggio che dice che io mi chiamo fuori da questo gioco. Ho scoperto con gioia che mentre il mondo è occupato a osservare la giungla selvaggia sulle mie gambe, io sono libera di decidere tutto su come voglio apparire… per me stessa, per esplorare l’autenticità in mille modi diversi. Ed è così che ho finito per amare le mie gambe: mi hanno concesso una protezione e mi hanno tenuto alla larga dalla tentazione di soddisfare aspettative’’.
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