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Una storia d’amore lunga 84 anni e iniziata con un biglietto: ”Ecco il segreto della nostra unione”

 

Aveva solo nove anni Thomas quando rimase folgorato da Irene, di sette. Pesò in quel momento che sarebbe stata la sua fidanzata per sempre e così è stato. Le scrisse un bigliettino d’auguri per il suo compleanno e da allora diventarono inseparabili. Oggi Thomas ha 93 anni ed è innamorato della sua Irene come il primo giorno e se potesse ricominciare da capo la risposerebbe cento volte.

Thomas e Irene si sposarono nel 1945 all’indomani del VE Day, la Giornata della vittoria nella Seconda guerra mondiale: a maggio hanno festeggiato le nozze di platino. ”Avevo solo nove anni allora – racconta Thomas – e quando ho visto Irene per la prima volta ho pensato ‘Che bella ragazza, sarà lei la mia fidanzata’. E da allora il mio amore per lei è sempre cresciuto. Giocavamo insieme e andavamo a spasso nei parchi, poi, più grandi, uscivamo per andare al cinema a vedere i film con Clark Gable seduti nelle ultime file tenendoci per mano. Poi un giorno lei portò con sé suo fratello e io ho preso al volo lo spunto per dirle quello che sentivo: io volevo stare da solo con lei, in quel momento e per il resto della nostra vita. E così è stato”.

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Solo la Seconda guerra mondiale riuscì a separarli per qualche tempo, quando lui , a 19 anni, fu arruolato tra i fucilieri come aiutante nella cura dei feriti in prima linea. Ma quando tornò a casa portò Irene in un pub e le propose di sposarlo. Non hanno avuto figli, ma oggi ci sono due nipoti che si prendono cura di loro. ”In tutta la nostra vita – racconta Thomas – ci siamo sempre rispettati e abbiamo sempre usato le buone maniere, quelle che a molti giovani di oggi non vengono insegnate. Quando ero ragazzo mi hanno abituato a rispettare le persone: se vedevo in strada una donna o uno dei miei insegnanti, per me era automatico togliermi il cappello per salutarli. Recentemente ho incontrato una signora e mi sono tolto il cappello come sempre: lì vicino c’erano sei ragazzi che hanno cominciato a ridere di me. Non capivano che stavo mostrando un segno di rispetto. Penso che invece queste cose dovrebbero essere insegnate a scuola, ma purtroppo non accade più. Ed è un peccato, perché le buone maniere non costano nulla e rendono le persone migliori”.


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