Pranzo finisce in tragedia, tre persone sono morte ed una quarta è stata costretta ad un lungo periodo di degenza in ospedale. La donna che ha preparato il pasto è ora indagata per omicidio. I fatti risalgono a qualche mese fa, ma solo ora si è arrivati all’arresto della donna, una 48enne. Si legge nel comunicato: “La squadra omicidi ha arrestato una donna questa mattina nell’ambito delle indagini sulla morte di tre persone in seguito a un incidente”.
“Quattro persone sono state portate in ospedale il 29 luglio dopo essersi sentite male durante un pasto in una residenza privata il giorno precedente. Due donne di 66 e 70 anni, sono decedute in ospedale il 4 agosto. Una terza persona, un uomo di 70 anni, è deceduto il 5 agosto. Un uomo di 69 anni è stato rilasciato dall’ospedale il 23 settembre”.
Australia, tre morti dopo un pranzo a base di funghi velenosi
E ancora: “Una donna di 49 anni di è stata arrestata poco dopo le 8 di mattina del 2 novembre presso la sua casa”. A finire in manette è stata Erin Patterson, residente a Leongatha in Australia ritenuta responsabile di aver ucciso i dei genitori del suo ex marito, Don e Gail Patterson (entrambi di 70 anni), e sua zia Heather Wilkinson (66), mentre una quarta persona (lo zio del marito) è finito in ospedale per diversi mesi.
Letale è stato un pranzo a base di filetto alla Wellington servito con dei funghi. Funghi che le indagini hanno rivelato essere Amanita Falloide o Tignosa verdognola, un fungo famoso per essere mortale e il più pericoloso esistente in natura. Nel 70-80% dei casi, il fungo provoca il decesso: si stima che un milligrammo per chilo di peso corporeo sia sufficiente a generare danni irreversibili al fegato.
I primi sintomi si avvertono solo dopo 6-12 ore dall’assunzione del fungo, altre volte i segnali di avvelenamento possono presentarsi persino dopo 40 ore. Dopo 12-40 ore, iniziano i primi disturbi gastrointestinali, caratterizzati principalmente da vomito incontrollabile, sudorazione eccessiva, diarrea e forti dolori addominali (fase gastrointestinale). Se trattata immediatamente può non essere letale. Se il paziente sopravvive all’avvelenamento da Amanita phalloides, con ogni probabilità dovrà essere sottoposto a trapianto di fegato e/o dialisi.