Da due anni era caduto in un pesante stato di depressione. Si rifiutava di uscire di casa. Non riusciva a lavorare. Vittima di un male che gli impediva di fare anche le cose più semplice. Un male figlio del disagio, causato dalla cattiveria gratuita di chi lo circondava. Così, nei giorni scorsi, Andrea Natili, 26anni residente a Borgo d’Ale paese in provincia di Vercelli, si è stretto una corda intorno al collo e si è ucciso nella sua stanza. Un dramma ed un dolore per il quale ora i genitori chiedono giustizia. E’stato il padre di Andrea, ad urlarlo sul sagrato della chiesa mentre il feretro del figlio veniva portato via. “Me lo avete ammazzato! Siete stati voi!” Avrebbe urlato. Quel voi, sembrerebbe essere diretto ai presunti amici di Andrea .Sembra che il giovane, troppo sensibile per sopportare alcuni atteggiamenti, sia stato vittima per lungo tempo di scherzi sul luogo di lavoro filmati e postati sui social network fino a cadere in depressione. Andrea aveva anche denunciato i suoi colleghi alla polizia postale. “La polizia non ha avuto il coraggio di farmi vedere tutto – racconta al Corriere della Sera in lacrime Federico Natali, il padre della vittima -. So solo che più volte mio figlio è stato gettato nel bidone dell’immondizia, fotografato e filmato. Ci sono anche cose più pesanti ma non mi sono state riferite e io non ho avuto il coraggio di guardarle sul computer”. Una faccenda sulla quale gli inquirenti sono decisi ad andare fino in fondo perché chi ha sbagliato, paghi.
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