Lo hanno attirato con la promessa di un confezioni di biscotti e 50 rupie – circa 50 cent – lo hanno bloccato e tenuto stretto a forza, poi lo hanno ucciso. Protagonista della terribile storia un bambino nepalese di 11 Jivan Kohar, sgozzato dal padre nel corso di un sacrificio umano perché convinto che il bimbo fosse posseduto da spiriti maligni. Una storia figlia della povertà, della superstizione e della disperazione in un paese in cui le case ancora dritte a pochi mesi dal sisma si contano sulle dita di una mano, ma che fatica a trovare spazio nella mente umana ma che non accade per la prima volta. Il sacrificio di bambini infatti è una pratica diffusa in diverse culture del mondo, anche in Paesi con un’economia in crescita come l’Uganda, dove si sono contati almeno 900 casi negli ultimi anni…
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Il corpo del bambino, “sacrificato” in un tempietto Indù è stato trovato adagiato sulla riva di un fiume, Le manette ai polsi degli assassini sono scattate subito. Undici persone sono state arrestate, tra cui lo sciamano che ha indicato alla famiglia di Jivan la via per “liberare il figlio” secondo una pratica religiosa di normale utilizzo.
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