È una storia che mette i brividi, bella ma drammatica al tempo stesso, quella raccontata dall’Huffington Post: al porto di Augusta è sbarcata un’ultrasettantenne in fuga dall’Eritrea (non ricorda la data precisa di nascita). Una nonna con i suoi 7 nipotini, il più grande M. di 15 anni e il più piccolo I. di 2 anni. Sbarcati tutti insieme, appiccicati l’uno all’altro, increduli di essere vivi. Nel viaggio dal Sudan (dove sono rimasti per due anni, dopo la fuga dal loro villaggio in Eritrea) alla Libia, non si sono mai lasciati le mani, tenute strette strette per un intero mese e mezzo, 45 giorni esatti. Il più grande dei nipoti ha sorretto la nonna, non mollandola un solo istante. Sarebbero potuti morire dieci volte, di disidratazione sui tir sotto il sole sahariano a 50 gradi, scivolare dall’imbarcazione, venir soffocati sulla barca, feriti o uccisi. Ma eccoli qua, tutti insieme sul porto.
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Sulla barca, per otto giorni consecutivi, la mamma, accompagnata dal marito (soccorso e sbarcato a Messina), badava a tutti loro. Li idratava con la poca acqua, nemmeno un bicchiere al giorno, e sulla barca era pure mista alla benzina. Uno a uno sono svenuti, i bimbi più piccoli prima, la nonna, poi il nipote grande che ha pure viaggiato mentre era preso da un attacco di asma. E infine, lei stessa, è svenuta. Non ricordano. Sanno solo che gli italiani li hanno soccorsi. Nell’ambulatorio mobile di Emergency nel porto di Augusta, che funziona 24 ore su 24, nelle prime cure ai migranti sbarcati, ci si parla grazie all’intermediario del mediatore culturale eritreo per scherzi del destino, proviene dalla stessa zona della famiglia sopravvissuta. Un intero gruppo familiare arrivato vivo al completo, per giunta dall’Eritrea, è una storia unica di una fuga riuscita.
“Non avevo scelta. Non potevo lasciare che i miei bimbi – dice la madre – finissero arruolati nell’esercito a vita, e le ragazze senza futuro. Quando sono partita mi hanno tutti trattata da folle, e non ho mai avuto la certezza che saremmo arrivati. Ma è il loro futuro che mi ha guidata. E siamo vivi”. E come è riuscita a convincere la nonna, settantenne, a lasciare il suo villaggio di una vita per attraversare a piedi mare e monti di sabbia? “Per amore dei nipotini”. Interrompe M. il più grande “Comunque, sai, la nonna era molto più forte di noi tutti. Non ha mai mollato”.
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