Questo ragazzo è un giovane attivista sciita, si chiama Ali al Nimr ed è stato condannato a morte in Arabia Saudita. La corte suprema dell’Arabia Saudita ha confermato la sentenza capitale nei suoi confronti per reati commessi all’età di 17 anni. Il giovane, oggi 21enne, potrebbe essere prima decapitato e poi crocefisso e il suo corpo esposto al pubblico a scopo di monito. Amnesty International ha lanciato una petizione online per chiedere al re saudita Salman bin Abdul Aziz Al Saud di annullare la sentenza.
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Ali al Nimr è accusato di ”partecipazione a manifestazioni antigovernative”, attacco alle forze di sicurezza, rapina a mano armata e possesso di un mitra. La condanna sarebbe stata emessa sulla base di una confessione estorta con torture e maltrattamenti. Ali al-Nimr è nipote di un eminente religioso sciita – Sheikh Nimr Baqir al-Nimr, anch’egli condannato a morte. Ali al-Nimr ha esaurito ogni possibilità di appello e può essere messo a morte appena il re ratifica la condanna. Gli Stati Uniti si dicono ”molto preoccupati” per la decisione di giustiziare il giovane. I commenti arrivano dal portavoce del dipartimento di Stato americano, John Kirby, che non ha condannato la sentenza in sé ma ha preso atto della crescente mobilitazione internazionale su questo caso: ”Invitiamo il governo saudita al rispetto dei diritti umani universali e ai suoi obbligi di assicurare un processo equo e trasparente in questo caso e in tutti gli altri”.