Era il simbolo dell’anti-Stato, ora ospiterà una caserma dei carabinieri. È la metamorfosi del covo di Totò Riina, la villa bunker immersa nel residence di Palermo, che a 22 anni dall’arresto diventa un presidio dello Stato. La villa, che ospitò il boss nell’ultimo periodo della sua latitanza prima dell’arresto nel 1993 “rinasce” e diventa presidio di legalità. Si tratta di un edificio all’interno del complesso residenziale di via Bernini, confiscato nel 2007 a cosa nostra. Una vera oasi fra ville con piscina, prati all’inglese, viali alberati, dodici dimore da sogno, alcune confiscate dallo Stato, una già assegnata come alloggio dei marescialli e un’altra come sede dell’Ordine dei giornalisti. La piscina, invece, è stata trasformata nell’archivio della caserma.
Come riporta il Corriere della Sera, all’ingresso ora dominano le foto di Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, il maresciallo e l’appuntato uccisi da una autobomba con il fondatore del pool antimafia, il giudice Rocco Chinnici, nel 1983, davanti al palazzo di via Pipitone Federico dove morì pure il portiere Stefano Li Sacchi. A loro è dedicata la caserma. Un’occasione per riflettere su come utilizzare beni confiscati il cui valore ammonta ormai a circa 50 miliardi di euro.
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