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Nessuno sapeva dell’esistenza di Pietro, vissuto per 62 anni senza un’identità. Fino a oggi, ma solo perché… (vi commuoverà)

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Vivere senza identità per 62 anni. Come un perfetto sconosciuto, un Adriano Meis de ”Il fu Mattia Pascal” pirandelliano dei giorni nostri. Senza avere mai avuto documenti e residenza o esser censito in una scuola e in un posto di lavoro. Mai avuto, ovviamente, codice fiscale e conto in banca, per non parlare di telefono o casa. Pietro ha vissuto così per 62 anni fino a quando si è rivolto all’ufficio comunale per avere un certificato di residenza e potersi così curare in ospedale, fare accertamenti sul suo stato di salute perché non si sentiva bene. Immaginate lo stupore degli impiegati: ”Stentavamo a credere che dell’esistenza di questo uomo non ci fosse traccia. Allora ci siamo messi a indagare e siamo riusciti a risalire alla sua identità”, ha spiegato Vilma Viarengo, responsabile dell’Anagrafe genovese.

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Ma come è possibile che nessun ufficio in Italia sapesse della sua esistenza? Pietro non è mai stato registrato, può solo dire che è nato a Reggio Emilia, ma anche lì è sconosciuto, non c’è traccia di lui neanche all’Indice nazionale delle anagrafi. Pietro è figlio di una giovane donna che lo ha partorito a Reggio Emilia, il padre non lo ha mai conosciuto, ma lei non può accudirlo e il bimbo viene affidato ai collegi. Ma anche lì, nessuno si preoccupa di chiedergli o fornirgli un documento.

Arriva in Liguria che non ha compiuto 18 anni, inizia a lavorare in nero e quindi paga sempre e solo in contanti. Solo un problema di salute, e quindi l’iter burocratico, fanno emergere il fatto che per il mondo intero Pietro è inesistente. E quando gli impiegati comunali gli hanno consegnato la carta d’identità ”gli sono brillati gli occhi”, hanno raccontato.

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