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Le hanno ucciso la figlia, lo Stato le chiede 7500 euro per le spese processuali

Carmen Polce aveva 31 anni quando scomparse misteriosamente da Napoli nel 2005. Dopo anni di indagini il suo compagno Michele Campanile è stato condannato a 20 anni di prigione per omicidio e occultamento di cadavere: la uccise con un colpo in testa durante una lite, poi fece sparire il suo corpo. La madre di Carmen, Rosa, ha sempre inseguito la verità sulla sorte della figlia, ha chiesto giustizia in tribunale e si è costituita parte civile nel processo all’assassino. (continua dopo la foto)


Campanile, però, è risultato nullatenente e mamma Polce non ha avuto alcun risarcimento. Peggio, dopo il danno è arrivata la tragica beffa:  ora l’Agenzia delle Entrate le ha presentato una cartella esattoriale da 7500 euro, per l’omesso pagamento di imposte e oneri accessori dovuti sulla sentenza civile. Se non pagherà potranno scattare i pignoramenti sui suoi beni. (continua dopo la foto)

Com’è possibile? “Sono solidalmente obbligati al pagamento delle imposte tutte le parti in causa”, spiega il Fisco italiano. “Se l’assassino risulta nullatenente, come in questo caso, non solo la famiglia non ottiene alcun risarcimento, ma deve pagare allo Stato un’imposta di registro alle stelle” spiegano gli avvocati di Rosa Polce, Angelo e Sergio Pisani. “Non è degno di questo nome – aggiungono – uno Stato che tratta così i suoi cittadini”


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