David Paul Bollard quando è morto era solo, così come era solo nei suoi ultimi giorni di vita in ospedale. Questo professore di origine inglese trapiantato da trent’anni in Sardegna aveva amici e studenti che volentieri gli sarebbero stati vicini, ma mentre lui, colpito da un ictus a metà ottobre, veniva spostato da un reparto a un altro e dall’ospedale di Sassari a una clinica di Thiene, loro sono stati bloccati dal muro della privacy, quello che non ti permette di stare vicino a un malato o di avere informazioni su di lui se non è un tuo familiare. “Medici e infiermieri mi hanno sempre ripetuto la parola “privacy” e io non ho potuto sapere niente di più”, ha raccontato una sua vicina, che lo conosceva da 25 anni. (continua dopo la foto)
“La sua famiglia eravamo noi e per questo eravamo tutti disposti a stargli accanto. E invece l’hanno lasciato morire come l’ultimo degli ultimi” denuncia la donna. Bollard è rimasto solo anche dopo la morte. Aveva tagliato da anni i rapporti con la famiglia d’origine e quindi c’è stato bisogno di una lunga trafila consolare per rintracciare in Gran Bretagna un fratello che autorizzasse il funerale e la cremazione. Intanto, il corpo del professore è stato chiuso per quasi mesi in una cella frigorifera dell’obitorio. Solo ieri pomeriggio, al cimitero di Sassari, amici, colleghi e studenti hanno potuto dirgli addio.