Lo conoscono tutti come l’angelo della morte, in arabo Abu Azrael. Il suo vero nome è Ayyub Faleh al Rubaie e quando guarda i suoi compagni negli occhi dice: «illa tahin», «non rimarrà che la farina». Dei terroristi. È il simbolo della resistenza sciita contro i tagliagole dell’Isis. Se ne va in giro con fucile d’assalto, ascia, scimitarra e pugnale, gli piace farsi fotografare, gira video di propaganda, a volte cruenti, come quelli dei suoi nemici, e va raccontando in giro di essere un ex docente universitario campione di taekwondo.
Oggi, scrive La Stampa, è a capo della milizia sciita dell’Imam Ali (Kata’ib al Imam Ali), un battaglione nato nel 2014 come braccio armato del Movimento islamico iracheno (Harakat al-Iraq al-Islamiyah). Un simbolo per molti. Uno spauracchio per altri.
![](https://www.caffeinamagazine.it/wp-content/uploads/2015/09/abu.jpg?x95137)
Ti potrebbe interessare anche: “Dopo la Francia tocca ad altri paesi”: l’Isis minaccia l’Europa. Verso una guerra permanente?