Uno scambio di persona che nessuno prima era mai riuscito a fare. Questa è la storia di Emiliano Facchinetti che nel 1985, appena 21enne, si sostituisce al fratello di 8 anni più grande, Pierluigi Facchinetti, rinchiuso carcere di Fresnes, in Francia, per aver commesso diverse rapine. Fa parte, come ricorda il Corriere della Sera, di quella che ben presto sarà ribattezzata la “banda dei bergamaschi”, o “della Val Cavallina”, che razzia le banche svizzere. Colpi milionari ed evasioni, come nel 1981, quando il bandito di Trescore scappa con l’anarchico svizzero Marco Camenish e altri complici dal carcere di Regensdorf (Zurigo): una guardia penitenziaria viene uccisa, un’altra gravemente ferita. È ricercato, la Svizzera lo vuole ad ogni costo, lui ripara in Francia, dove viene arrestato e resta in cella, a Fresnes, in attesa dell’estradizione a Zurigo.
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Ed è in quella primavera di trent’anni fa che il fratello Emiliano inventa l’impossibile. È affezionatissimo a Pierluigi: “Ogni settimana partivo da Trescore e andavo a Fresnes a trovarlo, per portargli anche abiti puliti”. E fa due calcoli: entrando in carcere al posto di Pierluigi rischia un’accusa per favoreggiamento in evasione, non più di tre mesi di detenzione. E allora studia i dettagli. Il trucco è stato nell’aggirare la timbratura che le guardie mettevano ai detenuti quando uscivano a colloquio. “Eravamo d’accordo — racconta Emiliano al Corriere —. Pierluigi si fasciò una mano e un giorno, prima di un colloquio con me, la guardia gli fece il timbro sulla fasciatura. Lui mi spedì le bende e io, utilizzando una lampada uv, riuscii a riprodurre il timbro del carcere. Che utilizzai sulla mia mano…”. Tutto pronto, il 30 maggio del 1985. E il colpaccio riuscì.
Ora Emiliano Facchinetti racconta la storia in “Fuga da Fresnes”, il titolo del suo libro. La pubblicazione (Milieu edizioni), è prevista per la fine del mese. Eloquente il sottotitolo, che mette in evidenza come l’evasione del 30 maggio 1985 sia stata solo una delle imprese criminali di Pierluigi Facchinetti e di chi lo sosteneva, per affetto o per complicità in affari. “Storia del bandito bergamasco che doveva uccidere Berlusconi”. Una misteriosa organizzazione francese aveva rapito Facchinetti in un appartamento di Perpignan, perché il gruppo non aveva tenuto fede a un impegno: uccidere quell’imprenditore rampante delle tv, che era arrivato anche Oltralpe, con “La Cinq”. Un vero romanzo criminale…
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