Un anno fa si è convertito alla Chiesa ortodossa, a maggio è stato ordinato sacerdote mentre il 19 dicembre a Roma: l’annuncio che Alessandro Meluzzi è diventato prete ortodosso continua a suscitare scalpore, una scelta che lo psichiatra ha spiegato in un’intervista rilasciata a Tv, Sorrisi e Canzoni nella quale ha raccontato come è avvenuta questa scelta importante.
(Continua a leggere dopo la foto)

“Sarò semplicemente alla guida di un piccolo gruppo religioso. Ci sono la Chiesa ortodossa armena, russa, bulgara. Io sarò il reggente di quella italiana, qualche migliaio di persone. Chiamatemi fratello Alessandro”. Per lui questa è una vocazione, non avrà alcun guadagno: “Ho solo ricevuto una richiesta e mi sono messo al servizio del prossimo. Non guadagno nulla, faccio il medico da 35 anni e continuerò a farlo. Come san Paolo, che viveva del suo lavoro e girava cucendo tende”.
“La Chiesa cattolica non ha perdonato il mio passato nella massoneria – racconta Meluzzi – La mia vocazione viene da lontano. Ho 60 anni, fui battezzato a Napoli. Mi si contendevano i collegi religiosi. Dopo essere stato affascinato, da ragazzo, dal marxismo e dalle ‘gonnelle’, è arrivato l’incontro con don Pierino Gelmini. E la mia attività si ispira alla sua idea di comunità. Sono diventato ortodosso solo un anno fa, quando un vescovo cattolico mi voleva fare diacono ma ho scoperto che, essendo stato massone fino al 2003, la Chiesa mi aveva messo al bando per sempre. Mi è cascato il mondo addosso. La considero una grossa miopia da parte della Chiesa, che dovrebbe essere aperta e comprendere. In fondo c’era stata la mia abiura, me ne ero andato da tempo. Invece non c’era posto né per il perdono, né per la riabilitazione”.
“Dico messa tutti i giorni dove vivo, nella comunità terapeutica ‘Agape’, ad Albugnano, gestita da mia moglie – conclude Meluzzi – Curo da sempre il disagio della mente, ora anche quello dell’anima. Non sono cose incompatibili tra loro, anzi si integrano”.