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“Il motivo c’è”. Olimpiadi, ecco perché gli atleti italiani mordono le medaglie vinte

  • Sport

Risplende d’oro, argento e bronzo il medagliere italiano alle Olimpiadi di Parigi. L’Italia, è attualmente nella top ten dei Paesi che sono andati più volte sul podio: 26 medaglie. Mai un giorno di “digiuno” finora. Una cavalcata magica per la spedizione azzurra in terra di Francia, che tutti si augurano prosegua fino allo spegnimento della fiaccola olimpica.

Ieri, 6 agosto, sembrava che questo filotto dovesse interrompersi. Invece no, è arrivato in serata il terzo posto di Mattia Furlani, 19 anni, nel salto in lungo con la misura di 8,34 metri. A conquistare l’oro è stato il greco Miltiadis Tentoglu, argento per il giamaicano Wayne Pinnock.

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“Il motivo c’è”. Olimpiadi, ecco perché gli atleti italiani mordono le medaglie vinte

“È l’emozione più grande della mia vita. Così sembro un piagnone, è stato incredibile, ci ho creduto fino alla fine. Grazie allo staff medico e a tutti quelli che sono stati partecipi di questo bronzo”. Sono state le prime parole di un emozionato Mattia Furlani ai microfoni di Rai Sport.

Un gesto a cui ci hanno abituato i campioni italiani al momento della premiazione è quello del morso della medaglia vinta. Una scena a favore dei fotografi. Gli atleti azzurri stanno contagiando” anche quelli di altri Pesi. È diventata virale sui social la sequenza di immagini in cui si vede la giovanissime cinese Yaqin Zhou, argento nella trave donne, osservare con stupore e poi imitare le azzurre Alice D’Amato (oro) e Manila Esposito (bronzo) intente a mordere la propria medaglia.

Ma come nasce questo “rito”? Come riporta Novella 2000, ci sarebbe un precedente storico: “Pur non essendoci spiegazioni certe, in molti sono convinti che la squadra della Gran Bretagna composta da Derek Redmond, John Regis, Kriss Akabusi e Roger Black (che vinse l’oro nella staffetta 4×400 m nel 1991) fu la prima a mordere una medaglia”.

Al di là della primogenitura, il morso della medaglia vinta da pare degli italiani ha un significato preciso: deriva dal modo in cui un tempo veniva testato l’oro. In passato, per scoprire se un metallo fosse autentico, si usava dare un morso. L’oro infatti è più morbido dell’argento e del bronzo. Si può riconoscerlo anche solo solo mordendolo. Qualora i denti dovessero lasciare un segno o un’ammaccatura, si tratterebbe di oro puro. Geniale, no?


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