Sinisa Mihajlovic è morto e sono in tantissimi a piangere la sua scomparsa. La malattia che lo ha colpito oltre tre anni fa alla fine gli è stata fatale e ora a coinvolgere ancora più emotivamente tutti è il racconto della dottoressa, che si è preso cura dell’ex allenatore del Bologna in tutto questo periodo di tempo. Le sue parole sono davvero un pugno nello stomaco, infatti Francesca Bonifazi si è soffermata più nel dettaglio sulla gravissima patologia, che ha poi provocato il decesso del campione.
La giornata del 16 dicembre è stata caratterizzata dalla perdita di Sinisa Mihajlovic, morto per una malattia terribile che non gli ha dato via di scampo. Si trattava precisamente della leucemia mieloide acuta, che sembrava essersi messa alle spalle. Ma poi nei primi mesi del 2022 il male è ricomparso improvvisamente e, nonostante altri mesi di lotta, il peggioramento delle sue condizioni di salute di alcuni giorni fa è stato irreversibile e a nulla è valso il ricovero all’interno di una clinica romana.
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Sinisa Mihajlovic morto per una grave malattia: le parole della dottoressa
L’ex calciatore Sinisa Mihajlovic, morto a 53 anni per una malattia devastante come lo è purtroppo la leucemia, ha dovuto fare i conti con uno dei mali più tremendi. Come ha confermato la dottoressa Bonifazi, le cui parole sono state riportate dal sito Leggo: “Sinisa l’ho seguito fino alla fine, per me è stato un paziente perfetto con una grande personalità e al tempo stesso con la capacità di affidarsi totalmente. Aveva una malattia molto brutta, tra le più aggressive che io abbia mai visto”, ha esordito la donna.
La direttrice del programma terapie cellulari avanzate del Policlinico Sant’Orsola della città di Bologna ha continuato così il suo emozionante racconto su Sinisa Mihajlovic: “Il messaggio che ha dato a tutti noi, il suo grande insegnamento, è il coraggio di andare avanti. Il coraggio di non avere paura di affrontare qualcosa che non si conosce, di sapersi affidare e lottare senza temere il dolore. Ha sofferto molto, ma lo ha fatto con grande dignità e il coraggio lo prendevamo insieme. Il male ha purtroppo avuto la meglio sulla sua voglia di vivere”.
Infine, la dottoressa Bonifazi ha concluso: “Non è morto solo un paziente, ma un amico. Il suo male era cattivo, resistente a tutte le terapie, ai trapianti, ma ha avuto una serie di relazioni di affetto e non è mai stato solo. Tutti gli hanno voluto bene”. Una confidenza che ha commosso tutti.