Un libro dal titolo apparentemente innocente, Colazione al Grande Hotel. E che invece nasconde retroscena inediti, raccontati da una Marina Ripa di Meana come sempre senza troppi peli sulla lingua, che apre le porte del suo passato ai lettori senza risparmiare anche qualche episodio a luci rosse che non mancherà di stupire e far discutere. Ad anticipare il contenuto del volume pubblicato da Mondadori è Dagospia, che riporta alcuni dei passaggi più piccanti che si possono trovare tra le pagine. Il rapporto con lo scrittore Alberto Moravia, innanzitutto: “Aveva un’aria energica, scattante, una bella testa di capelli bianchi e un viso asciutto, serio, sotto i folti sopracciglioni. Lo chiamai per chiedere che il suo avvocato, il famoso penalista Adolfo Gatti, prendesse le difese del nostro amico Mario Schifano, finito nei guai per uso e detenzione di cocaina. Lui si presentò subito a casa mia. Ci sedemmo sul divanetto e, mentre io gli spiegavo i guai in cui si era cacciato Schifano, lui senza tanti complimenti mi prese una mano e se l’appoggiò sulla patta, dicendomi: Senti quanto è duro. Ci rimasi di stucco, ma la buttai sul ridere e tenni botta. Tutto finì lì”. (Continua a leggere dopo la foto)
Seguono alcuni passaggi in cui Marina Ripa di Meana parla del rapporto con Elsa Morante, che proprio a Moravia era stata legata sentimentalmente. “Quando ci presentarono, Elsa fece una faccia schifata e disse con tono acido: Sarebbe tutta qui la famosa Marina, tutta qui ’sta gran bellezza?. Pensai fosse una sorta di scorbutica Maga Magò, ma dovetti ricredermi quando la sentii parlare del suo amore per un amico pittore gay. La Morante aveva la caratteristica speciale di innamorarsi di fascinosi personaggi gay: da Luchino Visconti, a Dario Bellezza, a Bill Morrow, il pittore americano che viveva a Roma e che morì suicida”. (Continua a leggere dopo al foto)
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“Qualche mese dopo quella serata, la rividi in piazza di Spagna. Io ero in compagnia di un amico fotografo, che le fece subito un sacco di complimenti melensi e le chiese se voleva posare per un settimanale. Lei allora gli rispose seccamente: Fotografa pure la Lante, che sta sempre su tutti i giornaletti. Poi aggiunse: Io non sono bella, sono vecchia, e tu e il tuo giornaluccio potete andare a fare in culo!. E si allontanò trascinandosi dietro un borsone di plastica, come una gattara qualsiasi”.