Selvaggia Lucarelli in un articolo su Libero Quotidiano racconta il suo Fabrizio Corona, quello che ha conosciuto prima di finire dentro, giudicandolo più o meno giustamente “un entusiasta, un incantatore” e continua “sa essere molto simpatico, specie quando spiattella verità imbarazzanti su se stesso e sugli altri, tradendo un’amoralità tutto sommato cristallina. Fabrizio però è anche altro. È, come chiunque lo conosca sa, una persona totalmente inaffidabile” raccontando di ore e ore di ritardo in un suo programma su Sky (quella in cui ci fu quel “misterioso” bacio mai confermato): “Varcò lo studio bello come il sole, fece due moine a tutti, me compresa, rilasciò un’intervista epica in cui dichiarò di prendere il Viagra come Zigulì e tutti lo salutammo con affetto e gratitudine, dimenticando quante ore ci aveva fatto penare”.
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Prova a descrivere il circo mediatico che si sta scagliando pro e contro Corona, amici e presunti tali che lo sostengono in maniera dubbia da una parte: “Fabrizio è un bravo ragazzo, deve uscire”, dall’altra quelli che “è un delinquente, se l’è cercata”. Secondo la Lucarelli “Fabrizio è entrambe le cose e chiedere che esca dal carcere facendolo passare per un perseguitato dalla giustizia, spacciandolo per Nelson Mandela, come sottolineava polemicamente Giuseppe Cruciani qualche sera fa a Matrix, è la strada peggiore che si possa percorrere.” Parla dell’ipocrisia di alcuni sedicenti amici, che prima cercano segreti in carcere e poi li vendono come gossip, di quella della D’Urso, che prima lo denuncia e poi fa trasmissioni che abbracciano la causa di Corona e di quella di Don Mazzi, che prima si lamentava di essere stato ingannato e ora lo reputa “più convertito di me.”
Infine fa una riflessione cercando di far leva su chi veramente tiene a Fabrizio Corona: “Chi vuole davvero bene a Fabrizio dovrebbe fermarsi e riflettere su quanto tutto questo possa trasformarsi in un boomerang. C’è, in questa legittima crociata pro-Fabrizio un non trascurabile problema di pulpiti. Di strategie difensive. Non è vero che Fabrizio è una vittima e non è raccontandolo così che si fa del bene alla sua causa. Credo che gli vada data la possibilità di una redenzione, che non è quella cattolica del non fare più del male agli altri, ma quella del non fare più male alla sua vita. Perché è vero che Fabrizio non è un individuo pericoloso, ma lo è, e molto, per se stesso. “
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