“Devo cancellarlo, devo tagliarlo. Ancora adesso quando mi guardo allo specchio vedo le sue sembianze, non lo sopporto”. Alla fine degli anni ’80, Michale Jackson risponde così al suo manager Frank Di Leo, che gli aveva appena urlato: “ Devi smetterla con le operazioni di plastica! Il pubblico non ti riconosce più”. Il re del pop, allora 30enne, aveva già cambiato i suoi lineamenti.
Michael si era sottoposto a varie operazioni, si era cambiato il naso, il taglio degli occhi, gli zigomi, la bocca. Tutti pensavano fosse un rifiuto della sua identità afro-americana, e per questo era stato anche molto criticato. Ma in lacrime il giovane confessò al suo manager che invece voleva togliersi dalla faccia ogni possibile somiglianza con il padre, Joseph.
Michael era l’ottavo di dieci figli nati dal matrimonio fra Katherine e Joseph Jackson. Da piccolo si era affermato come cantante con i fratelli nel gruppo Jackson 5, e proprio in quel periodo il padre lo avrebbe picchiato senza pietà, spesso ricorrendo anche alla cinghia del pantaloni. Solo da adulto, dopo molti anni, Michael rivelò quegli abusi. Ma Di Leo aveva avuto sospetti ben presto, avendo notato che ogni volta che papà Jackson si faceva vedere sulla scena, Michael cadeva preda di una terribile ansia. Anzi, durante il suo primo favoloso tour, “Bad”, nel 1987, una volta che il padre andò a trovarlo in camerino il cantante fu preso da un vero e proprio attacco di panico.
Frank Di Leo appuntò tutto nei suoi diari, o lo registrò sia in video che in nastri. Nel 2011, due anni dopo la morte di Michael, anche Di Leo si spense, dopo un rischioso intervento al cuore, a soli 63 anni. Sapendo di essere vicino alla fine, Di Leo consegnò tutte le sue carte al collega Mark Lamica, chiedendogli di pubblicarle. E Lamica fa trapelare un po’ delle rivelazioni più “succulente”, mentre sta negoziando con due editori per l’uscita del libro il prossimo autunno.
Di Leo era stato accanto a Michael negli anni Ottanta, e poi era stato di nuovo convocato per il tour finale, “This is it” nella primavera del 2009. Fu proprio durante le prove del tour, che Michael morì, il 25 giugno. Stanco e non in buona salute, il cantante non solo si riempiva di sonniferi per dormire, ma aveva convinto il suo medico a somministrargli anche l’anestetico propofol. L’overdose segnò la sua fine. Di Leo, subito avvertito della tragedia, seguì la salma di Michael all’ospedale: “Lì lo baciai sulla fronte e gli detti il mio addio” ha scritto sul suo diario.
Ti potrebbe interessare anche: Il mito di Michael Jackson rivive al cinema tra vita vera e spettacolo