L’opera lirica italiana è ufficialmente candidata a diventare patrimonio immateriale dell’umanità. Un riconoscimento dovuto per una forma di espressione artistica che da sempre rappresenta, nel segno dell’eccellenza, l’italianità: ”Vogliamo esprimere il desiderio di diffondere e preservare un bene che è ambasciatore della cultura italiana all’estero, che ha svolto un ruolo fondante nella diffusione della lingua nella penisola e che riteniamo patrimonio identitario della nazione. Vogliamo altresì costruire una comunità solida e creativa, che senta la necessità di riflettere sulle responsabilità che tale riconoscimento comporterebbe, coltivando in questo modo l’ambizione di creare una nuova opportunità per rilanciare la produzione artistica e culturale italiana” scrive nelle motivazioni il Cpi (Associazione dei cantori professionisti d’Italia), che con perseveranza e passione si è adoperata per promuovere la candidatura, raccogliendo firme di grandi esponenti della cultura e scrivendo anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Alla presentazione della candidatura avvenuta al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma il 18 giugno sono state anche proiettate video testimonianze di intellettuali illustri che hanno firmato la petizione, tra gli altri Dario Fo che fa notare quanto la lirica abbia influito sulla nostra lingua, sul modo di pensare e sulla stessa gestualità del carattere italiano e il direttore d’orchestra Zubin Mehta che ricorda che l’opera italiana si distingue “perché le sue melodie sanno trasmettere il senso del testo e del ritmo, e riescono a far uscire dal teatro gli spettatori cantando”.