A quasi un anno dalla morte di Giorgio Faletti, arriva il suo “testamento”, ma letterario. È un libro intitolato “La piuma” (Baldini&Castoldi). Il suo progetto letterario, Faletti lo aveva anticipato ad Antonio D’Orrico, che ne scrive sul Corriere della Sera. D’Orrico racconta come Faletti gli parlò di un suo nuovo progetto, “un musical che avrebbe avuto come protagonista una piuma. Era una favola che aveva scritto. Vi si raccontava l’avventura di una piuma che portata dal vento si infilava prima nel palazzo di un re, poi nella casa di un cardinale, quindi nel camerino di una ballerina successivamente nell’alloggio di una prostituta…”. E ogni volta, continua, “la vista della piuma viene ignorata dai personaggi coinvolti”. Un’allegoria dunque: il Re rappresenta il Potere, la ballerina la Bellezza, il cardinale la Religione.
“La Piuma“, però, non divenne un musical, colpa dell’improvvisa morte che colse Faletti. E così quel progetto è finito in un libro, che spiega D’Orrico, è “un commiato per voce sola anche se, quando la si legge, la favola rivela una musicalità segreta”. “Non ci poteva essere uscita di scena più giusta. Le ultime parole di Faletti sono le parole di una favola e contengono una morale, leggera come il vento che soffia in tutto il racconto. Perché la piuma di Faletti è una penna. Una penna come quelle delle aquile albine e delle fenici. Ma anche una penna come quella degli scrittori. Il testamento di Faletti – concludeD’Orrico – è un elogio della fantasia”.
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