Giornata di paura nel bel mezzo del mare Tirreno. Una potente forte di terremoto è stata registrata alle 21,15 di mercoledì 7 marzo al largo delle coste calabresi. Il sisma, secondo l’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha avuto una magnitudo 4.4 a profondità di 389 chilometri. Proprio l’elevata profondità ha impedito che la scossa venisse avvertita dalla popolazione alle isole Eolie, relativamente vicine, o in comuni della costa calabra. La zona interessata è quella del monte Marsili, il vulcano inabissato che viene costantemente monitorato da anni, il grande ”mostro” sommerso nel cuore del Tirreno. Come detto, le onde sismiche non sono riuscite ad arrivare in superficie e la crosta terrestre le ha attutite in profondità. Nella stessa giornata, poche ore dopo la scossa rilevata al largo della costa della Calabria, una fortissima esplosione, seguita dal formarsi di una densa nube nera, si è verificata alle 13,48 dai crateri sommitali dello Stromboli. Il boato e il tremore del suolo hanno raggiunto la Calabria, e in modo particolare la città di Tropea. (Continua a leggere dopo la foto)
All’esplosione non è seguita una fuoriuscita di lava, ma tra la popolazione c’è stata tanta paura. Il Marsili è un vulcano sottomarino localizzato nel Tirreno meridionale e appartenente all’arco insulare Eoliano. Si trova a circa 140 km a nord della Sicilia ed a circa 150 km ad ovest della Calabria ed è il più esteso vulcano d’Europa. È stato indicato come potenzialmente pericoloso, perché potrebbe innescare un maremoto che interesserebbe le coste tirreniche meridionali. Nel settembre 2016, in concomitanza con le numerose attività telluriche in Appennino centrale, il vulcano ha originato un sisma di magnitudo 3.2, con ipocentro a circa 4 km di profondità. Nel novembre 2017, una ricerca italiana pubblicata su “Nature Communications” ha rivelato l’esistenza di una catena di 15 vulcani sommersi sotto le acque del Mar Tirreno e che si estende per una lunghezza di 90 chilometri e una larghezza di 20. Le formazioni rocciose partono dalla costa a sud di Salerno per raggiungere quella calabra a est di Sangineto (Cosenza). (Continua a leggere dopo le foto)
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La scoperta è stata firmata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), dall’Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Iamc-Cnr) e dall’Istituto neozelandese di Scienze geologiche e nucleari (Gns). Finora, dei 15 vulcani in questione, solo 8 erano già noti agli studiosi. Lo studio, hanno chiarito gli autori, apre nuove strade alla interpretazione del vulcanismo in zone di subduzione nel mondo. “Questi vulcani rappresentano, nel loro insieme, un spaccatura della crosta terrestre dalla quale risalgono magmi provenienti dalle Isole Eolie, dal Tirreno centro-meridionale, e dall’area compresa tra la Puglia e la Calabria” ha spiegato Guido Ventura, vulcanologo Ingv e Iamc e coordinatore del gruppo di ricerca, “la catena, definita del Palinuro, si estende in profondità da circa 3200 metri a 80 metri sotto il livello del mare”. La dimensione della catena vulcanica supera quella delle Isole Eolie, ma anche quella di altri vulcani sottomarini del Tirreno meridionale come il Marsili.