Alla fine sta per succedere davvero: monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, presiederà venerdì 10 gennaio l’apertura solenne della prima sessione del processo di beatificazione e canonizzazione di Pierangelo Capuzzimati, il diciassettenne laico della diocesi nativo di Faggiano morto nel 2008 a causa di una leucemia. Il giovane ha interpretato la malattia come un’occasione per meditare ancora di più e per sentire Gesù “come un vero amico”.
Il 26 aprile di due anni fa la Santa Sede ha concesso il nulla osta per avviare la sua causa di beatificazione e canonizzazione. I resti mortali di Pierangelo riposano nel cimitero cittadino di San Giorgio Jonico. “La vita di Pierangelo, del suo abito virtuoso, può contribuire a mantenere vivo – spiega il sacerdote Cristian Catacchio, postulatore della causa di Beatificazione e Canonizzazione – il suo spirito di amore alla Chiesa ed è di esempio e modello ai giovani di oggi, che spesso non hanno ideali validi per dare un senso alla propria vita”. Continua a leggere dopo la foto
L’inizio del processo di beatificazione “consiste nella conferma e nel giuramento dei membri del Tribunale, che giurano di adempiere fedelmente il loro compito. Da questo momento in poi – spiega Catacchio – saranno ascoltati i testimoni che daranno la loro testimonianza sulla Fama di Santità del Servo di Dio Pierangelo Capuzzimati e sulla eroicità delle Virtù Teologali e Cardinali”. Continua a leggere dopo la foto
Pierangelo Capuzzimati nasce a Taranto il 28 giugno 1990, ma vive nella cittadina di Faggiano con i genitori Angelo e Giuseppina e la sorellina Sara, nata dopo di lui. Di carattere tranquillo e riflessivo, sorprende insegnanti e familiari per la sua sete di conoscenza e per la straordinaria capacità di apprendere e coltiva l’amore per la lettura. Continua a leggere dopo la foto
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È un bambino come tanti, sereno e tranquillo, ma che si distingue dai suoi coetanei per la profondità dello sguardo e la serietà dei ragionamenti. Quando nell’estate del 2004 gli viene diagnosticata la malattia la considera come un’occasione per meditare ancora di più e per sentire Gesù come un vero amico. La sua vita e quella della sua famiglia vengono completamente stravolte, ma mai piegate. Il resto lo sappiamo bene.
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