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“Tra qualche anno cureremo tutti i tumori. Va capito cosa ha il malato nella mente”

Umberto Veronesi racconta i suoi primi passi da “medico delle donne” e di ciò che si porta dentro dal primo intervento. “Vivo da sempre una situazione di schizofrenia. Sono l’uomo della speranza, però immerso ogni giorno nel dolore. Devo trasmettere fiducia e ottimismo, ma nel profondo sono angosciato, tormentato, sento un nichilismo alla Nietzsche, porto dentro di me la fossa comune di tutti i pazienti che ho perso”, dice in un’intervista alla Stampa. “Tutto è cominciato in un giorno d’estate, inizio Anni ’50, io giovane assistente all’Istituto tumori di Milano. Il responsabile del reparto va in ferie, il vice pure, mi chiamano, ‘Tocca a te’. Era la prima volta che operavo una donna al seno”. “Quando feci quel primo intervento, ero convinto della tecnica che si usava: mastectomia bilaterale con rimozione dei muscoli del torace. Si pensava fosse l’unico modo per salvare la vita delle pazienti, ma era un massacro. Così ho maturato la convinzione che forse si poteva rimuovere solo la parte colpita dal tumore e salvare il seno. Esposi l’intuizione ai miei colleghi e ricevetti accuse feroci. Furono anni bui. Poi arrivò la vittoria scientifica”.

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Ma è il rapporto con il paziente quella che, secondo l’oncologo, è la sua carta vincente. “Una malattia colpisce un organo, ma viene elaborata da una mente. Lo stesso male può essere più o meno sopportabile a seconda della persona che lo percepisce. Ecco perché dico che bisogna tornare alla Medicina della persona. Per curare qualcuno dobbiamo sapere chi è, che cosa pensa, che progetti ha, per cosa gioisce e soffre”. Secondo Veronesi c’è pure un problema legato alla terminologia usata dai medici, troppo fredda e diretta: “Penso spesso che la parola cancro vada eliminata” per il suo potere ‘paralizzante’, va meglio tumore o neoplasia, “allo Ieo quasi non usiamo più carcinoma”. Ma il tumore sarà sconfitto? “Io non lo vedrò, ma succederà. Fra qualche anno cureremo tutti i tumori. Lo faremo grazie alla diagnosi precoce, per ora abbiamo farmaci risolutori solo per alcune forme di tumore”.

 


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