La tachicardia, da greco tachys (rapido, accelerato) e karia (del cuore), è un ritmo cardiaco accelerato, che supera il valore di 100 pulsazioni a minuto a riposo o, più correttamente, che supera i valori normali dell’individuo a riposo. Infatti, non trattandosi di valori fissi, spesso chi pratica attività fisiche aerobiche regolarmente, può avere valori molto più bassi. La tachicardia è avvertita come una sensazione di disagio e a volte si può sentire il ritmo aumentato appoggiando la testa sul cuscino. L’aumento dei battiti cardiaci a riposo si può spingere sino a 300-400 battiti per minuto. In questi casi, la tachicardia (fibrillazione atriale) se non è prontamente curata può mettere a rischio la vita della persona colpita. La diagnosi di tachicardia si fa con l’elettrocardiogramma. Se gli episodi si ripetono più volte nella giornata può essere utile eseguire l’elettrocardiogramma continuato per 24 ore (Holter). Esistono diverse forme di tachicardia e possono essere distinte a seconda della causa che le provoca e alle condizioni con cui si manifesta. (Continua a leggere dopo la foto)

La medicina ha diviso questa patologia in tre rami. sinusale o normotropa, dove l’aumento dell’attività del nodo senoatrale può portare ad un’eccessiva stimolazione della contrazione cardiaca, ma essa può anche derivare dall’attività elettrica di cellule presenti al di fuori del normale tempo fisiologico. Una particolare forma di tachicardia sinusale è il cardiopalmo, meglio nota come “sensazione del cuore in gola”, in cui si avverte una sensazione di eccessivo rallentamento o, al contrario, di una forte accelerazione o irregolarità del battito cardiaco. (Continua a leggere dopo le foto)


{loadposition intext}
Eterotopa, suddivisa in sopraventricolare (diffusa soprattutto tra i soggetti giovani, che si manifesta con una frequenza cardiaca rapida compresa tra i 140 e i 180 battiti al minuto) e ventricolare (diffusa nei soggetti anziani, con una frequenza cardiaca compresa tra 140 e 220 battiti al minuto); atriale (caratterizzata da un battito cardiaco irregolare in cui gli atri pulsano in modo rapido, tra i 300 e i 600 battiti al minuto, e anomalo). Nella maggioranza dei casi i disturbi del ritmo del cuore a riposo sono causati da una cardiopatia precedente e subentrano come una complicazione. Tra le condizioni che possono favorirne l’insorgenza si trova per primo l’infarto, specie nel periodo immediatamente successivo all’attacco acuto.