Il politicamente corretto continua a colpire. Tempo fa, Giulio Giorello avvertiva che di questo passo finirà che i “bigotti dell’animalismo” metteranno al bando il “Moby Dick” di Melville. Stessa sorte è toccata a una miriade di cartoni animati. Scrive Paolo Di Stefano sul Corriere: “Chi avrebbe mai immaginato che i simpatici e litigiosissimi Tom & Jerry, il gatto e il topo di Hanna-Barbera, potessero nuocere alla sensibilità dei nostri figli? Ebbene sì, tant’è vero che per Amazon, il simbolo della democrazia neoliberale tecnologica, “incarnano alcuni pregiudizi etnici e razziali che erano sbagliati un tempo e lo rimangono”. Adesso tocca a Pippi Calzelunghe, accusata di razzismo. Il libro, scritto nel 1945, venne già ripulito qualche anno fa, su suggerimento della teologa Eske Wollrad, dalla lima di una casa editrice tedesca che per evitare l’odore di razzismo sostituì “Regina negra” con il più accettabile “Regina dei Mari del Sud”. Adesso, come racconta Giulio Meotti sul Foglio, ci si mette anche la tv svedese che interviene con censure meno fantasiose: il “Re dei negri” diventa “Re” e basta, e cade la sequenza in cui la ragazzina ribelle “fa il cinese” del sud”.
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