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Allarme pertosse in Italia: 3 neonate colpite, una in gravi condizioni a Padova

È un’estate nera per il Nord-Italia e il reparto ‘maternità’. Solo qualche giorno fa, infatti, a Brescia si è consumata la tragedia con la morte di un neonato deceduto a causa del batterio serratia marcescens, contratto in ospedale agli Spedali Civili. Tutta l’equipe medica e il personale del reparto di terapia intensiva neonatale degli Spedali Civili di Brescia – 16 persone in tutto – è stata iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Quello della procura di Brescia è stato definito “un atto dovuto” per permettere agli indagati di poter nominare un proprio consulente durante l’autopsia sul corpo del bambino, nato prematuro a fine giugno, che è già stata eseguita in mattinata per accelerare i tempi di restituzione della salma alla famiglia. Nessun consulente della famiglia ha partecipato all’esame autoptico. Le condizioni dei sei bambini ricoverati agli Spedali Civili di Brescia sono in graduale miglioramento, mentre nel reparto di Terapia intensiva neonatale del Civile è aperta la caccia al batterio killer che ha ucciso il gemellino bresciano nato prematuro. “Sarà però difficile individuare l’origine del focolaio – ammette il primario Gaetano Chirico al Giornale di Brescia -. La Serratia è un batterio ubiquitario: ciò significa che è in grado di vivere in molti tipi di ambiente e si può trovare in tutte le persone, animali e insetti. È molto diffuso. Abbiamo già eseguito le prime indagini sul personale, che sono risultate negative”. Intanto, però, altri piccoli rischiano la vita. Questa volta a Padova… (Continua a leggere dopo la foto)



Tre neonate, infatti, sono state da pertosse in pochi giorni all’Azienda ospedaliera di Padova. Bambine che hanno meno di tre mesi di vita e che quindi non potevano ancora essere protette dalla vaccinazione obbligatoria. La pertosse può portare a situazioni irreparabili, come la morte:  due neonate sono decedute a Bergamo tra giugno e luglio. Si tratta di una patologia ormai “dimenticata” che sta cominciando a ripresentarsi tra la popolazione. Il rischio è che si diffonda tra i bimbi più piccoli e più deboli non coperti dal vaccino, causando la recrudescenza di un’epidemia. Il caso più grave a Padova riguarda una neonata di 20 giorni di vita, è ricoverata in Terapia intensiva pediatrica da venerdì scorso. Le altre due bimbe, rispettivamente di due mesi e due mesi e mezzo, sono arrivate al Pronto Soccorso pediatrico solo ieri. Ad allarmare i familiari sono stati i sintomi tipici della malattia: tosse, febbre e difficoltà respiratorie. (Continua a leggere dopo la foto)


Come è normale che sia, presso l’Ospedale patavino è  immediatamente scattata la profilassi anche per i familiari delle bimbe e per le persone che sono state a stretto contatto con loro. “La pertosse è causata dal batterio ‘Bordetella pertussis’, si manifesta soprattutto con tosse persistente e incontrollabile”, spiega il responsabile della Terapia intensiva pediatrica dell’Azienda ospedaliera, il dottor Andrea Pettenazzo al Mattino di Padova,  “può avere un decorso molto grave nei bambini sotto l’anno di vita. Il contagio avviene attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente con la parola della persona infetta”. I casi, però, sono molto rari: “Negli ultimi anni abbiamo preso in carico pochi casi di bambini colpiti da pertosse, ma bisogna fare attenzione perché è una malattia che può causare danni irreversibili ai più piccoli. Si parla di sovrainfezioni batteriche, che possono portare a otiti, polmonite, bronchiti o addirittura affezioni neurologiche (crisi convulsive, encefaliti), fino alla morte”. (Continua a leggere dopo la foto)


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Secondo quanto evidenziato dal dottor Andrea Pettenazzo è importante che: “I genitori rispettino le scadenze del calendario vaccinale per i figli, ma non solo. Le mamme e i papà devono fare i richiami dei vaccini perché l’immunità tende a svanire con il tempo. Il vaccino contro la pertosse, inoltre, è raccomandato per le donne in gravidanza. È stato dimostrato che aiuta a proteggere i neonati nei primi mesi di vita”.

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