Estela de Carlotto è la presidente delle Abuelas, le nonne di Plaza de Mayo, una delle “combattenti” più convinte per i diritti umani in Argentina. La sua è una storia triste, nata dal rapimento della figlia da parte dei militari nel 1977. Era appena cominciata l’ultima parentesi autoritaria e cominciavano a sparire i primi oppositori, veri o presunti. I desaparecidos. Tra questi c’era anche Laura, ventidue anni, figlia di Estela. Portata via dai militari quando era incinta. Era abitudine del regime, poi, attendere il parto per eliminare la mamma. E così andò anche la storia di Laura che, nel giugno del 1978, partorì Guido. I bambini nati nei campi di detenzione venivano poi affidati o venduti a famiglie che non potevano avere figli, più o meno cinquecento, questa è la stima. Da allora Estela non ha mai smesso di combattere per la verità e la sua organizzazione, grazie a ricerche e sensibilizzazione, ha permesso a 114 persone di conoscere la propria identità, un quinto di quei bambini di allora. Fino alla gioia più grande, ieri. Guido ha dichiarato di nutrire dubbi sulla sua identità da un po’ di tempo e alla fine ha capito di essere quel Guido e si è fatto avanti. Ha riabbracciato la nonna e, attraverso lei, la mamma. In molti casi è andata così, sono stati loro stessi, i figli dei rapiti e uccisi, a capire di essere un’altra persona. «Senza vederlo non potrò mai morire», aveva detto Estela.