Crollano le vaccinazioni ai bambini e l’Organizzazione mondiale della sanità richiama l’Italia. Il rischio è che tornino malattie che si consideravano quasi debellate come il morbillo e la rosolia. Colpa delle coperture medie nazionali che hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi 10 anni per quasi tutti i vaccini.
“La situazione desta ancora preoccupazione – denunciano i vertici della Commissione dell’Oms – perché negli ultimi quattro anni sono stati registrati in Europa oltre 100 mila casi di morbillo e 90 mila di rosolia. I dati italiani risultano ancora incompleti”. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità in Italia, nel mese di ottobre 2014, sono stati segnalati 47 casi di morbillo, portando a 1620 i casi segnalati dall’inizio dell’anno, con un’incidenza maggiore in Liguria, seguita dal Piemonte, dalla Sardegna e dall’Emilia Romagna. “Nel nostro Paese – dichiara Susanna Esposito, presidente della commissione Oms per l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita – gli obiettivi di copertura vaccinale necessari per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita non sono stati ancora raggiunti”.
Il fenomeno è definito “preoccupante” dall’Iss e lo stesso ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha parlato di “allarme e problema serio di sanità pubblica”. I dati del ministero si riferiscono alle coperture vaccinali a 24 mesi d’età e riguardano la maggior parte delle vaccinazioni offerte attivamente e gratuitamente alla popolazione italiana, in accordo con il Piano nazionale della prevenzione vaccinale, ovvero poliomielite, tetano, difterite, epatite B, pertosse, Haemophilus influenzae b, morbillo, parotite e rosolia. Tra queste, le prime quattro sono considerate vaccinazioni obbligatorie.
A seguito di questi dati, l’Oms ha chiesto un incontro urgente con il ministro Lorenzin, a conclusione del meeting organizzato a Copenhagen sulla campagna di vaccinazioni nei Paesi dell’Unione europea, contro il morbillo e la rosolia congenita. Il 2015 è il termine ultimo fissato dall’Oms per eliminare le due malattie infettive dall’Europa, ma l’Italia (non è l’unico Paese in questa situazione) è in ritardo.
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