L’incontinenza urinaria è la perdita involontaria di urina attraverso l’uretra. Colpisce circa 2,5 milioni di donne solo in Italia eppure è una malattia “silenziosa”: chi ne soffre raramente parla con il proprio medico, perché ci si vergogna oppure si pensa sia una cosa da niente, transitoria. E invece si tratta di un problema invalidante, perché l’incontinenza urinaria impedisce le azioni quotidiane e condiziona psicologicamente la vita delle donne che ne sono affette.
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Ma quali sono i sintomi di questa malattia?
1) Piccole perdite di urina che si possono avere quando si ride, si tossisce o si starnutisce;
2) Bisogno urgente di andare al bagno o forte voglia di urinare ascoltando o vedendo scorrere dell’acqua;
3) Sensazione di residui di acqua nella vagina dopo il bagno o desiderio di urinare più di due volte durante il sonno;
4) Minzione dolorosa.
Chi ne è affetto?
Qualsiasi donna potrebbe essere soggetta a incontinenza urinaria. Non si tratta, infatti, di età o di tipo di lavoro o di modo di vivere: le cause sono spesso transitorie.
Ci sono però diversi fattori di rischio legati all’incontinenza nel sesso femminile:
1) Gravidanza e parto che indeboliscono i muscoli pelvici (quasi un terzo delle donne incinte soffrono di incontinenza urinaria ed il rischio aumenta con parti successivi);
2) Menopausa che provoca una carenza ormonale e l’indebolimento della vescica (un rilassamento dei tessuti uterini e un cambiamento delle mucose potrebbero portare all’incontinenza);
3) Costipazione (la costipazione cronica ha delle conseguenze sui muscoli pelvici e quindi direttamente sul sistema di continenza);
4) Infezioni delle vie urinarie (che portano a un restringimento dell’uretra);
5) Fattori ereditari come l’origine etnica (le donne asiatiche e nere, per esempio, hanno meno problemi di incontinenza);
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6) L’obesità;
7) Scarsa attività fisica. Anche in ragazze giovani, l’abbandono improvviso dell’attività fisica può causare fenomeni di incontinenza;
8) Il fumo. Chi fuma, infatti, si espone ad una maggiore debolezza della muscolatura pelvica (a causa della tosse che lo accompagna);
9) Infine, l’incontinenza è legata indirettamente alla depressione, in conseguenza all’assunzione di farmaci antidepressivi o antipsicotici. In questo caso, aggrava i sintomi della malattia principale.
Il colloquio con il medico è il primo passo verso una diagnosi precisa. Non bisogna avere vergogna di parlare con il medico, perché è la persona che vi può veramente aiutare. Il colloquio si svolge soprattutto attraverso domande che il medico pone per definire il tipo ed il grado di incontinenza. Successivamente all’esame obiettivo, il medico potrà quindi richiedere di effettuare esami urodinamici ed esami complementari. (Continua dopo la foto)
Per la terapia, buone notizie: l‘incontinenza urinaria può essere oggi trattata con successo, spesso attraverso la combinazione di più approcci.
Terapia chirurgica: lo scopo è ripristinare un supporto per la vescica e l’uretra. Può essere tradizionale (per via addominale) o adottare tecniche mini-invasive che cercano di limitare l’apporto traumatico dell’intervento agendo con l’ausilio di strumenti tecnologicamente avanzati come le sonde ed introducendo materiali di sostegno biocompatibili.
2- Terapia farmacologica: tratta efficacemente l’incontinenza nei casi in cui l’indebolimento è dovuto principalmente alla carenza ormonale causata dalla menopausa. I farmaci utilizzati sono ormoni, antispasmodici e parasimpaticolitici.
3- Rieducazione pelvica: la terapia fisioriabilitativa ha lo scopo di rinforzare la muscolatura pelvica attraverso esercizi fisici specifici o con l’utilizzo di apparecchiature elettriche per la stimolazione passiva. Il ruolo di questa rieducazione è soprattutto preventivo, ma il progresso delle apparecchiature tecnologiche e quello dell’urodinamica hanno fatto sì che la rieducazione pelvica in certi casi possa presentarsi anche come terapia curativa ausiliare. (Continua dopo la foto)
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Ecco dei consigli utili per un efficace prevenzione dell’incontinenza urinaria.
1) Durante la gravidanza, si possono prevenire i problemi urinari con esercizi di educazione agli sforzi di espulsione del bimbo e imparando a controllare i muscoli del piano perineale. Dopo il parto, meglio seguire la rieducazione, capace di migliorare l’efficienza dei muscoli, così da diminuire il rischio di incontinenza urinaria.
2) Per chi ha qualche chilo di troppo, è importante controllare e regolarizzare le abitudini alimentari: il sovrappeso, infatti, aumenta il peso che grava sul perineo e può causare delle perdite di urina durante gli sforzi. Ricordatevi di bere in maniera adeguata: un litro e mezzo di acqua al giorno è la quantità media consigliata. Evitate, però, un consumo eccessivo di tè e caffè.
3) Durante la menopausa, può essere utile seguire un trattamento ormonale sostitutivo per ridare trofismo, tono e migliore vascolarizzazione al tessuto delle zone uretrali, periuretrali e vaginali. 4) In generale, a ogni età è importante la tonificazione dei muscoli del pavimento pelvico. Questo tipo di fisioterapia è generalmente considerato la prima cura per l’incontinenza da sforzo. Se si eseguono regolarmente esercizi di rieducazione pelvica per un periodo di 3-6 mesi, l’incontinenza leggera o moderata può infatti migliorare, o addirittura guarire. Non bisogna tuttavia dimenticare che occorre continuare a eseguire gli esercizi affinché l’effetto perduri nel tempo. Non è mai troppo tardi per incominciare e i miglioramenti sono possibili anche a 70-80 anni. Particolarmente famosi ed efficaci sono gli esercizi di Kegel. (Continua dopo la foto)
5) Attente se fumate: non è il fumo di per sé a provocare l’incontinenza, ma la tosse che lo accompagna, la quale può esercitare una pressione sulla vescica. Ecco dunque un altro buon motivo per pensare seriamente di smettere.
6) È importante non sottovalutare la cura della propria igiene intima, soprattutto in caso di perdite di urina durante la gravidanza e la menopausa, prevenendo così il rischio di irritazioni e infiammazioni. I detergenti più appropriati hanno un pH pari circa a 5, rispettando così la naturale acidità dell’area vaginale. I comuni saponi sono spesso alcalini (pH maggiore di 8) e non sono quindi indicati per l’igiene intima. Infine, è generalmente preferibile utilizzare biancheria intima di cotone o fibre naturali che lasci respirare la pelle.
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