Il cervello dei lavoratori che cambiano turni funziona peggio di quello di chi fa sempre lo stesso orario: meno memoria e, in generale, peggiori capacità cognitive. A svelarlo è un ricerca dell’università di Tolosa che ha studiato per 15 anni 1200 persone appartenenti a una delle due categorie. Gli scienziati non sanno ancora con certezza perché i turni facciano così male alla mente, ma ipotizzano che il problema sia dovuto a uno sfasamento del nostro orologio biologico.
La mancanza di regolarità influirebbe sulla qualità del sonno e quindi sulla capacità di recuperare energie. “Il deficit cognitivo – avvertono i ricercatori- potrebbe avere importanti conseguenze di sicurezza non solo per le persone interessate, ma anche per la società nel suo complesso, visto il numero crescente di posti di lavoro in situazioni ad alto rischio”. È quindi anche compito delle aziende, segnalao gli scienziati, monitorare la salute mentale dei dipendenti. Comunque, i danni sono reversibili: dopo cinque anni senza turni si torna come prima. Per molti se ne parlerà dopo la pensione.