Non solo epatite C. Il fegato è minacciato anche dal grasso. Il 25% degli italiani ha infatti il ‘fegato grasso’, un disturbo in crescita, che arriverà a coinvolgere il 30% della popolazione nel 2030. Ed è la porta d’ingresso per lo sviluppo della steatoepatite non alcolica (Nash), malattia grave che può danneggiare irrimediabilmente questo organo vitale. Un tema di cui hanno parlato medici, associazioni di pazienti e istituzioni riuniti al convegno “Dopo l’Hcv, le nuove emergenze per la salute del fegato”, promosso da Gilead Sciences a Roma. Per agire in maniera efficace contro le malattie epatiche – sottolineano gli esperti – è necessario l’impegno congiunto di tutti e la capacità di garantire l’accesso alle cure anche alle popolazioni che ne sono ancora escluse.
In Italia più di un terzo della popolazione adulta (35,3%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa (9,8%). Complessivamente, il 45,% degli italiani sopra i 18 anni pesa troppo. A questo fenomeno si lega l’aumento di fegato grasso (o steatosi epatica). La percentuale delle persone con questo disturbo aumenta con l’avanzare dell’età, del peso e in presenza di diabete. Tra gli obesi una persona su due ha infatti il fegato grasso. (continua dopo la foto)
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Per avere però la certezza che si tratta di Nash, si ricorre ancora a un metodo invasivo, la biopsia. Studi recenti hanno però dimostrato che grazie all’intelligenza artificiale i risultati dei test non invasivi possono in modo discretamente accurato identificare i soggetti più a rischio di evoluzione della malattia. La buona notizia è che sia la steatosi sia la steatoepatite possono regredire: è stato osservato che perdere almeno il 7% del peso corporeo è sufficiente per innescare la regressione. La dieta e il movimento sono i ‘farmaci’ principali.
“Modificare lo stile di vita è oggi l’unica strategia terapeutica di cui disponiamo. Per quanto riguarda i farmaci, infatti, ci sono molte molecole in fase di sperimentazione che mirano a modificare i meccanismi di accumulo del grasso, dell’insulino-resistenza, dell’infiammazione e della fibrosi, ma servirà ancora del tempo prima che siano disponibili”, ha concluso Petta.
Caffeina news by AdnKronos