Sarà crisi di governo. Come ormai appare inevitabile da settimane l’imminente elezione del Presidente della Repubblica con l’addio di Sergio Mattarella sta provocando parecchi sussulti nella politica italiana. Mentre il centrodestra ha puntato le sue ‘fiches’ sull’intramontabile Silvio Berlusconi, dagli altri non arrivano segnali di sorta. Anche alla radio in mattinata Massimo Giletti si chiedeva tra lo sconcertato e l’incredulo: “Ma possibile che Pd e M5S non facciano nomi?!”. Possibilissimo.
Infatti è proprio così. Giusto pochi giorni fa il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ribadiva: “È evidente che la candidatura di Silvio Berlusconi è un vicolo cieco”. D’altra parte il Capo dello Stato uscente, Sergio Mattarella, su cui lo stesso Pd aveva inizialmente pensato di convergere, ha categoricamente escluso il bis. Intanto Silvio Berlusconi non ha ancora sciolto la riserva. E così facendo le trattative tra centrosinistra, Salvini e Meloni sono, virtualmente, bloccate.
Ormai il tempo stringe. Ricordiamo che i grandi elettori sono chiamati a scegliere il nuovo Presidente della Repubblica il prossimo 24 gennaio alle 15. Qualche nome per il successore di Sergio Mattarella è spuntato fuori nelle ultime settimane. Ma nessuno sembra convincere fino in fondo. E adesso esce fuori la voce che scompagina tutte le carte. Le dichiarazioni di Luigi Zanda, ex presidente dei senatori del Pd, su Mario Draghi, attuale Presidente del Consiglio, e secondo molti unico nome forte per il Colle.
Mario Draghi si dimetterà. Per Luigi Zanda si tratta di una “ovvia banalità” e di una “prassi istituzionale”. Come rivela un retroscena del Giornale, a tre giorni dall’elezione Zanda sostiene: “Se Draghi non va al Quirinale dovrebbe presentare le dimissioni da presidente del Consiglio al nuovo presidente della Repubblica. È la prassi e dovrebbe farlo anche lui”.
Il navigato politico ricorda come solitamente negli anni passati sia avvenuto proprio questo. In sostanza, però, il messaggio di Luigi Zanda sembra un monito a chi pensa di salvare ‘capra e cavoli’. Cioè a coloro che si oppongono a Draghi Presidente della Repubblica e sperano di salvare la poltrona. Il Governo cadrà in ogni caso, secondo Zanda. E lo stesso segretario del Pd Letta è stato chiaro: “Il prossimo presidente deve essere scelto con un accordo largo e trasversale. E non deve essere di parte: non voteremo un candidato di centrodestra”. Dunque ci avviciniamo al cruciale appuntamento in una nebbia più fitta che mai. Chi accenderà i fari giusti?
di Cristina La Bella