Quarantacinque anni fa in questi giorni si svolgeva quello che sarebbe diventato il festival più famoso della storia della musica. Svoltosi a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, dal 15 agosto al 18 agosto del 1969, il festival di Woodstock voleva unire con tre giorni di pace, amore e musica rock, tutti i seguaci del movimento hippie. Nato come un avvenimento di provincia, inaspettatamente riunì più di 400.000 giovani. Trentadue musicisti e gruppi, fra i più noti di allora, si alternarono sul palco in una festa condita da quantità enormi di canapa e LSD. Per tre giorni, a Woodstock, mezzo milione di persone vissero un’esperienza unica e irripetibile, in un’atmosfera di assoluta libertà, armonia e pace realizzando il sogno hippie di vivere senza denaro, senza polizia, senza regole, senza divieti e senza incidenti nonostante le difficoltà dovute al caos, la sporcizia, il fango e le impossibili condizioni igienico-sanitarie. Per questa serie di circostanze, per l’energia sprigionata in quei giorni, Woodstock è diventato un mito intramontabile destinato a segnare non solo la generazione che ne fu protagonista, ma anche quelle successive.