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Grave lutto per Loredana Bertè. “Un mostro lo ha divorato in silenzio…”, è morto nella sua casa. Va via un pezzo della controversa vita della cantante. Su di lui tutti ricordano le pesantissime dichiarazioni della sorella di Mia Martini

 

È morto all’età di 96 anni Giuseppe Radames Bertè, il padre delle cantanti Loredana Bertè e Mia Martini, pseudonimo di Domenica Bertè. L’uomo, originario della Calabria, viveva da anni a Cavaria con Premezzo, il paese in provincia di Varese dove si trova la tomba di Mia Martini, morta nel 1995. Professore di latino e greco e poi preside di scuola media e al liceo in vari istituti della provincia di Varese (da Somma Lombardo a Tradate), è stato sposato con Maria Salvina Dato fino al 1965 (la donna morì nel 2003). Dal matrimonio nacquero quattro figlie: Leda (1945), Domenica detta Mimì (1947-1995), Loredana (1950) e Olivia (1958). Uomo duro e vecchio stampo, ebbe un rapporto complicato con le figlie. Di lui Loredana Bertè aveva deciso di raccontarlo senza filtri nelle pagine scioccanti del libro autobiografico Traslocando – E’ andata così, che più che delle memorie, sono un pugno nello stomaco. Nel rievocare l’infanzia disperata, il rapporto con la sorella maggiore Mia Martini (deceduta nel 1995 in circostanze mai chiarite) e i suoi amori tormentati, l’artista usa un linguaggio crudo. (Continua a leggere dopo la foto)


“Sono cresciuta con la regola del niente. Niente giocattoli, niente bambole, niente regali. Niente di niente. Da piccola non mi voleva nessuno. Il mio miglior amico era un cane, Clito, che abbaiava a chiunque si avvicinasse. Io e Clito eravamo soli contro tutti. La sera ci sdraiavamo insieme nel letto e aspettavamo il nostro destino…Il padre a passi lenti attraversava il corridoio. ‘Nasconditi’ mi pregava Mimì, mentre lui superava il bagno, la cucina e il salone. Ero solo una bambina…Ma chi fosse veramente il padre e quali abissi nascondesse la nostra apparente normalità, io lo sapevo. Era il mostro che avanzava in silenzio. Era l’uomo nero delle favole. Era il cattivo, il vigliacco che chiudeva la porta per non rischiare che qualcuno lo vedesse. Il porco che aveva un fremito. Il bastardo che sentiva un lampo di piacere. Noi e lui. Soli finalmente. Avevo cinque anni, ero terrorizzata. In canottiera, il padre si metteva comodo e si toccava, nella nostra stanza. Io e Mimì eravamo sveglie, ma facevamo finta di dormire“. (Continua a leggere dopo le foto)

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”Io ho rivisto Mimì da morta ed era piena di lividi. – aveva detto Loredana ripercorrendo i terribili momenti della morte della sorella – Secondo me era stata picchiata a sangue dal padre. Renato Zero, in buona fede, mi ha lasciata sola davanti alla bara ancora aperta di Mimì e poi mi ha dovuta portare per 6 mesi a Roma perché avevo due buchi in testa perché quando ho visto mio padre, dopo 40 anni che non lo vedevo, gliene ho dette di tutti i colori perché Mimì era piena di lividi e solo lui aveva le chiavi di casa sua…”. Un’accusa già lanciata, mesi addietro, in una intervista choc: ”Che ne so – gridava la Berté – magari Mimì si è fatta uno spinello, lui è entrato e l’ha massacrata. Perché è sempre stato così, un padre padrone. A mia madre la prendeva a calci in culo, le dava il veleno”.

”Era di una bellezza sconvolgente”. Loredana Bertè, sorella minore di Mia Martini, oggi è così. Viso gonfio di botox e labbra a canotto, ma avete mai visto le sue foto da giovane? Eccola negli anni 70


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