“Un tumore”. Luca Carboni, con cinque milioni di dischi venduti nel corso della sua carriera, torna sulla scena dopo un’assenza di due anni e spiega i motivi di questa lunga pausa. Durante tutto questo tempo, infatti, non si era saputo nulla: nessuna nuova canzone, né tour o concerti, né apparizioni televisive. Il motivo lo ha spiegato lui stesso in un’ampia intervista, in cui ha raccontato tutto. Dietro questa assenza, una terribile scoperta.
“Mi è dispiaciuto non spiegare subito la ragione della mia scomparsa, del mio recidere ogni rapporto con l’esterno. Sono stati due anni di lotta contro questo ospite inatteso e pericoloso. Ogni giorno cercavo di fare un passo avanti. Il destino non è solo fato, ma è anche il prodotto della nostra volontà, della nostra energia”, ha raccontato il cantante al Corriere della Sera. “Mi sono messo da parte, ho staccato ogni contatto con i social e mi sono concentrato su ciò che mi stava succedendo”.
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“Un tumore…”. Luca Carboni, la confessione choc sconvolge tutti: “Ecco come l’ho scoperto”. Fan in lacrime
Luca Carboni, 61 anni, racconta al Corriere della Sera di come ha scoperto di avere un tumore e di come si sta curando. “A marzo del 2022 mi è stato diagnosticato un tumore al polmone. Un po’ di tosse che non passava e la decisione di fare una lastra. Uno choc. Sono rimasto senza parole; quella malattia è presente nella vita di tutti, ma pensi sempre che a te non capiterà mai. Improvvisamente, tutto è cambiato”.

Il cantante di alcuni dei brani più famosi della musica italiana, come ‘Mare mare’, ‘Silvia lo sai’, ‘Farfallina‘, ‘Ci vuole un fisico bestiale’, all’epoca della diagnosi stava registrando un nuovo album e preparando un tour, ma tutto è stato cancellato. “Dalla scelta dei brani sono passato alla scelta delle terapie per sopravvivere. Il tumore era grande, difficile da operare”.

“Lo staff di oncologia del Sant’Orsola – continua Luca Carboni – ha avviato subito una massiccia cura di chemioterapia. Il tumore si è ridotto molto e, ad agosto, è stato possibile operarlo per asportarlo. Per fortuna, non c’erano metastasi e, dopo l’intervento, abbiamo continuato con l’immunoterapia. Dopo due anni posso dire di essere tecnicamente guarito, anche se con questo tipo di malattia la parola ‘guarito’ ha un significato fragile. Questa esperienza mi ha messo in contatto con tante persone. Ho frequentato l’oncologia e vissuto le storie di molti malati. Il tumore non è un’esperienza individuale, ma collettiva”.