Lo sappiamo tutti: la musica ascoltata da adolescenti ti rimane nel cuore, anzi nel cervello. Quella che piaceva ma anche quella che piaceva di meno. Nostalgia? Certo. Ma non solo. C’entra anche la chimica.
Secondo uno studio sulle attività celebrali condotto dai ricercatori dell’Istituto neurologico canadese di Montreal e pubblicato sulla rivista americana “Nature Neuroscience”, le canzoni preferite stimolano le zone del cervello responsabili della produzione di dopamina, serotonina e ossitocina, neurotrasmettitori che riescono a regalarci una sensazione di piacere e rilassamento.
È tra i dodici e i ventidue anni che la massa grigia cresce. Alcune regioni, come la corteccia prefrontale, responsabile dell’inibizione, devono ancora svilupparsi, mentre altre, come il sistema limbico, il centro delle sensazioni di piacere o ricompensa, sono particolarmente sensibili o eccitabili.
Così la musica di quel periodo resta legata per sempre al nostro sistema nervoso. Come un tatuaggio indelebile.