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“Mio padre non è morto, è una finta”. Le parole choc di Vittorio Sgarbi. All’indomani della scomparsa del papà, il controverso critico d’arte lascia tutti senza parole: “È stata mia sorella…”

 

Il 23 gennaio a all’età di 97 anni è morto il padre di Vittorio Sgarbi. L’annuncio è arrivato direttamente dalle pagine social del critico d’arte che, dopo una prima comunicazione, è tornato a parlare del padre Giuseppe con una dichiarazione sconcertante. “Mio papà non è morto, è tutta una operazione di marketing orchestrata da mia sorella”. Sgarbi spiazza l’Italia con questo commento, ricordando, a freddo, il padre. La notizia è stata diffusa dal quotidiano Libero, riprendendo il Giornale. Il critico più amato e chiacchierato d’Italia usa l’ironia, commovente e altrettanto dolorosa, per elaborare il lutto: “Questa mattina mi sono convinto che mio padre non è morto, e che i quotidiani che hanno dato notizia della sua scomparsa hanno partecipato a una operazione di marketing, abilmente orchestrata da mia sorella per lanciare il suo ultimo libro Canale di cuori (Skira), con la trovata emotiva della morte dello scrittore, come fece con i finti funerali di Umberto Eco, che, come sappiamo, è in ritiro da quasi due anni a Monte Cerignone”. (continua dopo la foto)


E qui il corsivo di Sgarbi si fa straziante: “Oggi, come sempre, andrò a casa a Ro a trovare Nino, e lo vedrò, seduto sulla sua poltrona rossa, leggere sornione il giornale che parla dei suoi libri, mentre il grande Fiume scorre sereno alle sue spalle”. Perché in fondo “la morte non esiste”, è solo una fake news. Sempre sulle pagine de Il Giornale, il critico nella sua rubrica Sgarbi quotidiani ha voluto lasciare un ulteriore ricordo del padre. “Mio padre ha atteso il giorno per morire. Dopo le grida della notte, si è addormentato e si è preparato, elegante e beffardo, per affrontare il giorno. È morto nella luce, dopo essersi rivelato a me soltanto negli ultimi cinque anni, scrivendo alcuni libri bellissimi in cui ha parlato della sua vita, del fiume, di nostra madre, dei suoi figli. Conosceva molte cose, la poesia era nel suo cuore. Rimpiango che non ci abbia detto tutto, e abbia portato con sé una parte del mondo che ha visto e che non è riuscito a raccontarci”. (continua dopo le foto)

 


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Dopo cinquant’anni passati dietro il bancone della sua farmacia, a Ro Ferrarese, Giuseppe Sgarbi (detto Nino), alla fine si era scoperto scrittore. Quando nel 2014 era così uscito Lungo l’argine del tempo (Skira) Nino di anni ne aveva già 93, ma quella sua scelta tardiva (fortemente voluta dalla figlia Elisabetta) era in qualche modo già da tempo scritta nel destino di questo farmacista che aveva sempre amato leggere, inventare e (soprattutto) raccontare storie. Le sue erano storie che avevano come sfondo privilegiato la campagna dove Nino era nato (a Badia Polesine, il 15 gennaio 1921). Erano, però, anche storie di famiglia: il padre Vittorio, la mamma Clementina “tra le ragazze più belle di tutto il bacino del Po”, l’incontro con Caterina Rina Cavallini (conosciuta all’Università di Ferrara e sposata all’insaputa di tutti).

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