La si può pensare in tanti modi, tutti legittimi, su una linea editoriale specifica o sul sistema delle provvidenze pubbliche all’editoria. Fatto sta che un giornale che chiude non è mai una notizia confortante, almeno per un paese che si fonda su due principi fondamentali: la democrazia e, dunque, la libertà di espressione. Era nell’aria già da qualche mese, ma ieri, con l’assemblea dei soci, è arrivata la certezza: il 31 luglio per giornalisti e poligrafici dell’Unità sarà l’ultimo giorno di lavoro. Lo storico quotidiano della sinistra chiude dopo novant’anni di attività. I diretti interessati non usano mezzi termini: «Hanno ucciso l’Unità». Chiedono l’intervento del governo che, però, non sembra, almeno per ora, avere la soluzione.